Chiesa gremita per la veglia
«Debora, un angelo tra noi»

Non c'è posto tra i banchi della chiesa, non c'è spazio, si riesce appena a entrare. Gli amici, i compagni di scuola, i vicini di casa, i parenti e i familiari hanno voluto stare accanto a Debora, come avevano promesso, tutta la notte.

Non c'è posto tra i banchi della chiesa, non c'è spazio, si riesce appena a entrare. Gli amici, i compagni di scuola, i vicini di casa, i parenti e i familiari hanno voluto stare accanto a Debora, come avevano promesso, tutta la notte.

Di una giovane vita stroncata da quella che pareva essere una comune influenza, in realtà era una polmonite fulminante. Accanto al feretro di Debora Previtali le mani dei suoi coetanei s'intrecciano, per farsi forza gli uni con gli altri. Le bocche sprofondate nelle sciarpe nascondono appena i denti stretti, i ciuffi folti sulle fronti lasciano intravedere lo sguardo arrossato. Il dolore dei ragazzi è raccolto, rispettoso e non rompe il silenzio, nemmeno quando dopo le preghiere, arriva il momento di parlare liberamente.

Il microfono passa dai primi banchi fino agli ultimi, di mano in mano. Un adulto, tra tanti adolescenti, prende la parola: «Conoscevo appena Debora, quando ho saputo che era amica di mia figlia, subito è diventata anche amica mia. Scherzavo con lei, del suo amore per la cucina e le dicevo: quando vuoi vieni pure a casa mia. Ora sei un angelo tra di noi».

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