Omicidio di Vertova, altri otto interrogati
Presto un altro sopralluogo dei Ris di Parma

Altre otto persone sono state ascoltate dai carabinieri del nucelo investigativo di Bergamo che stanno indagando sull’omicidio di Maria Grazia Pezzoli a Vertova. Fra costoro, in particolare, alcuni dipendenti della ditta dove lavorava Pezzoli, conoscenti e parenti della vittima. Gli investigatori hanno intanto ricostruito alcuni dettagli riguardanti anche la personalità della donna e gli ultimi incontri avuti il giorno della tragedia. Secondo quanto riferito, la vittima non avrebbe mai subìto alcun tipo di minaccia, né si era mostrata preoccupata a chi l’aveva vista o incontrata nei giorni precedenti il delitto. Prosegue intanto il lavoro dei Ris di Parma che avranno bisogno di un terzo sopralluogo per completare i numerosi, lunghi e complessi accertamenti necessari per cercare di far luce sull’episodio. Il secondo sopralluogo, quello eseguito in notturna utilizzando il famoso luminol per evidenziare tracce biologiche, si è concluso: i militari dell’Arma hanno trovato svariati reperti da analizzare – tra impronte e macchie di sangue – sulla cui rilevanza, tuttavia, non è ancora possibile dire nulla: potrebbero cioè portare ad una svolta nelle indagini come, invece, a non servire assolutamente a nulla.Si è comunque appreso che fin dai primi interrogatori, i carabinieri hanno prelevato campioni di saliva a circa un centinaio delle persone ascoltate, il tutto per confrontarli con il Dna che emergerà dalle tracce di sangue ritrovate sul luogo del delitto, una delle tracce principali su cui lavorare. Nel registro degli indagati non è ancora stato iscritto nessuno, ma un nuovo giro di interrogatori è già stato previsto per la prossima settimana. Intanto si è appreso che al Comando di via delle Valli a Bergamo sono giunti anche i familiari di Dame Niang, l’immigrato senegalese 37enne dipendente della ditta del marito della vittima, che martedì scorso è stato trovato morto ai piedi di un capannone di un’azienda vitivinicola di Trebaseleghe (Padova) dove stava lavorando. «Vogliamo la verità, vogliamo che venga fatta chiarezza attorno alla morte di Dame», hanno detto i familiari del senegalese, secondo i quali Niang non si sarebbe in alcun modo buttato. Sul caso indaga la magistratura di Padova. L’immigrato lavorava regolarmente in Italia e risiedeva a Villa d’Ogna: il suo corpo - caduto da un’altezza di 15 metri - è stato trovato da altri operai del cantiere: nessuno infatti lo avrebbe visto cadere e il parapetto sulla copertura, nel punto in cui sarebbe caduto l’uomo, è piuttosto alto. Come molti altri dipendenti della Val Cop (la ditta di Giuseppe Bernini, marito della vittima) anche Niang era stato sentito dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio. Per il momento, comunque, non viene fatta alcuna connessione tra i due episodi.(08/08/2008)

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