Trapianti, il «Negri» sul New England:
ok anche per reni donati da ultra70enni

Il trapianto di rene è la cura più efficace per le malattie del rene (quelle gravi, che compromettono la funzione dei reni e portano alla dialisi). Col trapianto la qualità di vita è di gran lunga migliore. Pochi però di quelli che potrebbero avere un trapianto (quasi 10.000 solo in Italia) ci arrivano e non restano in dialisi. Non ci sono abbastanza donatori. Un modo di aumentare il numero di trapianti è quello di utilizzare reni di persone anziane - che una volta si scartavano - ed eventualmente trapiantare due reni invece che uno nello stesso ricevente.

Questa attività è stata introdotta in Italia dai ricercatori del Mario Negri che da anni collaborano coi chirurghi e i nefrologi dell’Ospedale di Bergamo. Le percentuali di successo sono paragonabili a quelle dei trapianti da donatori giovani purché prima del trapianto si studi il tessuto renale al microscopio per decidere che tipo di intervento fare. Attraverso una biopsia renale si preleva un frammento di pochi milligrammi di rene e lo si studia al microscopio. Se la struttura del rene è ben conservata basta trapiantare un rene solo, se la struttura dei reni è compromessa, ma non troppo, se ne trapiantano due che fanno benissimo il lavoro di un rene solo ideale. Capita, qualche volta, che al microscopio si vedono reni con lesioni molto gravi anche in persone relativamente giovani. Questi reni non vanno trapiantati perché una volta fatto il trapianto saprebbero funzionare solo per pochi mesi.

Adesso si è fatto un passo avanti. Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine del 2 aprile (hanno contribuito i Centri Trapianto degli Ospedali di Padova e di Verona, il Nord Italia Transplant ed il Mario Negri), ha dimostrato che si possono impiegare anche reni di donatori molto anziani, con più di 70 anni. Anche in questo caso serve fare una biopsia prima del trapianto e con questa tecnica si decide sul tipo di intervento in base alla qualità del tessuto renale.

«Grazie all’impiego di questi criteri - commentano Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri, e Giuseppe Remuzzi,direttore dell'Istituto Negri di Bergamo - , più del 90% dei pazienti che avevano ricevuto uno o due reni da donatori con più di 70 anni avevano una buona funzione renale a due anni dall’intervento. Al contrario, i dati dell’organizzazione che coordina le attività di prelievo e trapianto degli organi negli Stati Uniti dimostrano che i risultati a distanza dell’impiego di donatori con più di 70 anni sono molto meno buoni. E’ perché la pratica di valutare al microscopio la qualità dei reni prima del trapianto non è ancora abbastanza diffusa negli Stati Uniti. Il nostro programma di trapianto di reni da donatori molto anziani del Nord Italia Transplant ha contribuito a ridurre le liste d’attesa. Chi accetta il trapianto di due reni non perfetti aspetta in media meno di un anno. Con il trapianto gli ammalati vivono meglio che in dialisi e i costi per il Servizio Sanitario Nazionale si riducono notevolmente».

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