Orobie, un esercito di casari
Cento malghe sempre attive

Dalla Val Brembana alla Seriana, da quella di Scalve all'Imagna, sono ancora tanti i malgari che lasciano per mesi la vita comoda di pianura per salire in alpeggio. Secondo una stima di Coldiretti Bergamo sono ancora un centinaio le malghe attive in provincia.

Dalla Val Brembana alla Seriana, da quella di Scalve all'Imagna, sono ancora tanti i malgari che lasciano per mesi la vita comoda di pianura per salire in alpeggio. Anche se anno dopo anno, l'esercito di casari perde qualche pezzo a causa del sempre difficile ricambio generazionale, anche se oggi qualcuno va in alpeggio con telefonino, tv e computer e non è più isolato come un tempo, l'attività resta una delle più dure e al tempo stesso affascinanti dell'agricoltura montana, che attende l'estate per esaltarsi.

Secondo una stima di Coldiretti Bergamo sono ancora un centinaio le malghe attive in provincia, con almeno duecento persone che si alternano nella produzione dei formaggi e nella cura degli animali al pascolo (oltre un migliaio di vacche, in maggioranza brune alpine, ma anche pezzate rosse), con un giro d'affari che supera il milione di euro solo per la produzione che va da giugno ad agosto e con centinaia di migliaia di forme prodotte, di vario peso e pezzatura.

Proprio in questi giorni si comincia a tornare, anche se i più tenaci resisteranno in quota fino alla prima metà di settembre. Alpeggi che nel corso degli anni sono diventati famosi, molti visitati anche dai turisti, altri inaccessibili e isolati e forse anche per questo più seducenti. Spesso si legano ai personaggi più rappresentativi e carismatici, d'obbligo citarne almeno due, premiati l'anno scorso da Slow Food: Guglielmo Locatelli e Abramo Milesi.

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