Sanpellegrino, guerra delle lattine
«Ma ora serve un'intesa»

Ha scomodato sociologi, politici e sondaggisti la disputa tra Bergamo e Padova per strappare a Sanpellegrino il ricco investimento sulle lattine: querelle che tocca i nervi scoperti di due territori del profondo Nord.

Ha scomodato sociologi, politici e sondaggisti la disputa tra Bergamo e Padova per strappare a Sanpellegrino il ricco investimento sulle lattine: querelle che tocca i nervi scoperti di due territori del profondo Nord un tempo poveri, poi diventati tra i più ricchi d'Italia, in cui tradizionalmente la solidarietà operaia è valore fondamentale ma che ora traballa sotto la mannaia della crisi. Liquidare tutto in un egoistico derby lombardo-veneto per contendersi una linea di produzione sarebbe però riduttivo. La paura però quella c'è. Paura di un nemico che in presenza del colosso Nestlé pare lontana, ma che attorno al grande stabilimento si è già materializzata in Val Brembana con chiusure, casse integrazioni e mobilità.

Poi è anche vero che Sanpellegrino è un'icona mondiale, che le sue bottiglie sono protagoniste sulle tavole dei ristoranti di mezzo pianeta e che in Val Seriana si vivono con Honegger ore ben più drammatiche. Di sicuro a Ruspino l'atmosfera è pesante: lo stesso esito del referendum, vinto 150 a 89 dagli oppositori dell'investimento in Veneto, la dice lunga sulla spaccatura tra i dipendenti, con una tensione (che coinvolge in parte anche il rapporto lavoratori-sindacati) che continua a serpeggiare dopo lo sciopero di ieri e che sicuramente si trascinerà fino a domani, quando è previsto il tavolo di Coordinamento di gruppo a Milano. Anche perché qualcuno teme che Nestlé possa stufarsi di questo tira e molla tra le sue sedi italiane, dirottando l'investimento lattine in qualche altra parte dell'impero. Lo fa capire lo stesso presidente di Sanpellegrino Stefano Agostini, secondo cui «la situazione rischia di indurre il nostro gruppo a rivedere le proprie decisioni, vanificando l'impegno del management italiano per mantenere nel nostro Paese prodotti realizzati con ingredienti italiani». E che il clima sia rovente lo testimonia anche la convocazione urgente delle parti, stamattina alle 10 in Comune, fatta dal sindaco di San Pellegrino Vittorio Milesi: «Siamo molto preoccupati, non vorremmo in futuro veder nascere a Ruspino un problema occupazionale che oggi non c'è. È necessario trovare una mediazione: l'importante è che per Sanpellegrino il nostro polo resti centrale non solo per l'acqua, ma anche per le bibite». D'altronde il segretario provinciale della Cisl Ferdinando Piccinini fa notare che «fino a qualche tempo fa era dato per scontato da tutti, secondo quanto dichiarato dalla società, che l'investimento sulle lattine avrebbe riguardato Ruspino. Il cambiamento di rotta ha fatto nascere una tensione fortissima tra tanti lavoratori che accusano il gruppo di inaffidabilità». «La situazione è delicatissima – aggiunge Francesca Seghezzi di Flai-Cgil –: noi dopo il referendum non abbiamo più il mandato a trattare: deciderà il Coordinamento. Di sicuro ha pesato il timore di perdere altra occupazione in valle, e la fiducia verso l'azienda è drasticamente calata. D'altra parte Sanpellegrino ha garantito altri tre milioni di investimento nel sito bergamasco». «La situazione si è complicata dopo che è fallita l'ipotesi di mediazione del sindacato – spiega Marco Cicerone segretario provinciale Uil –: l'ideale era riuscire a realizzare un accordo a livello territoriale, adesso è tutto nelle mani del coordinamento», con il segretario nazionale Uila-Uil Pietro Pellegrini che si augura che proprio in quella sede «prevalga uno spirito costruttivo per giungere a un accordo condiviso». Peraltro la decisione di portare una linea di bibite in Veneto (l'altra resterebbe a Ruspino, rimodernata con un investimento di tre milioni) è anche legata alle difficoltà occupazionali nello stabilimento padovano, da dove si ricorda un dato storico: «Gli amici bergamaschi, con cui non c'è nessun attrito da parte dei loro colleghi padovani – puntualizza Gilberto Baratto della Fai-Cisl di Padova – dovrebbero ricordarsi che inizialmente le lattine erano prodotte da queste parti, a Recoaro: si tratterebbe quindi di un ritorno a casa. Inoltre la scelta è legata a contenimento dei costi e spazi che qui sono maggiori».

E sul tema «operai contro», interviene Massimo Bitonci, capogruppo della Lega Nord in Commissione bilancio alla Camera e segretario della sezione padovana, secondo cui, «la crisi e l'incapacità dello Stato centrale di dare risposte a cittadini e lavoratori sta favorendo la disgregazione delle formazioni politiche e sindacali, oltre al senso di solidarietà fra popoli vicini. Nestlè darà 3 milioni a Ruspino e 7 a San Giorgio, per impedire che alcuni dipendenti dello stabilimento padovano finiscano in cassa: spero sia chiaro a tutti, compresi i lavoratori di Bergamo».

Maurizio Ferrari

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