Crisi, anche la moda in ginocchio
Confesercenti: rinnovarsi per ripartire

La difficoltà economiche pesano sul settore: in Lombardia entro fine anno potrebbero chiudere 1964 negozi di abbigliamento. Orfeo Lumina, presidente della Fismo orobica, sottolinea: «Il mercato è cambiato, bisogna adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori».

«Crisi e austerità - dice un comunicato stampa di Confesercenti - sembrano aver cancellato la passione degli italiani per la moda. Le botteghe e i negozi di abbigliamento del nostro Paese, un tempo trampolino di lancio delle nuove tendenze mondiali, stanno via via scomparendo».

«Dopo la flessione di spesa del 10,2% in abbigliamento e calzature registrata nel 2012 (-6,8 miliardi), a gennaio 2013, nonostante i saldi invernali, si è registrato un ulteriore -4,5% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Un calo consistente e prolungato, che mette a rischio la storica rete italiana di negozi di abbigliamento tradizionali».

«Tra le imprese travolte dalla crisi del mercato interno, quelle della moda rischiano di pagare il dazio più pesante: su un totale di 14.674 Pmi che - secondo le proiezioni di Fismo Confesercenti - scompariranno entro la fine del trimestre, quasi una su tre (4.171) sarà un'impresa attiva nella distribuzione di abbigliamento».

«In Lombardia nel primo trimestre hanno già chiuso 491 imprese del settore, di questo passo a fine 2013 saranno 1964. Si accentuerà così il fenomeno di "desertificazione" che tanto nuoce alle nostre città. Fismo-Confesercenti lancia l'allarme: "Emorragia gravissima, che mette a rischio un'industria da 66,5 miliardi e gli effetti benefici del turismo fashion per l'economia delle nostre città: i turisti dello shopping già le saltano per dirigersi negli outlet"».

«Alla fine del 2013, la spesa delle famiglie in abbigliamento sarà scesa di 10 miliardi dal 2011: il calo più consistente di sempre. Anche Bergamo patisce gli effetti di questa situazione negativa. Ma il presidente della Fismo orobica, Orfeo Lumina, si sforza di pensare positivo. "Il mercato è cambiato: esige qualità dell'offerta, un servizio più accurato e un'attenzione smisurata per cogliere i bisogni della clientela, tenendo conto del loro diminuito potere di acquisto. I consumatori decidono cosa, come e dove acquistare. Tutto cambia velocemente e sta alla categoria adattarsi per cogliere le nuove opportunità. Certamente, come per ogni cambiamento, questo prevede un impegno aggiuntivo"».

«Si rende dunque necessario uno sforzo per stare al passo con i tempi e restare competitivi sul mercato. Confesercenti propone una serie di strumenti per raggiungere questo obiettivo. I corsi formativi del Cescot, ad esempio, consentono di rinnovare le tecniche di vendita: il visual merchandising aiuta a valorizzare al meglio negozio e prodotti, l'uso intelligente dei social network si rivela un mezzo prezioso per avvicinare nuove fette di clientela».

«In più, il Cescot propone percorsi di accompagnamento all'innovazione dell'impresa per migliorare la gestione dell'attività a 360 gradi. Restare fermi a piangersi addosso, insomma, è l'unico errore da evitare. Meglio rimboccarsi le maniche e ripartire».

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