Scaglia schivo: «Riconoscimento
alla valle e a tutta l'azienda»

«Mah, non so, tanti altri avrebbero meritato più di me, comunque...». Più che soddisfatto sembra incredulo Mario Scaglia, 78 anni, l'imprenditore di Brembilla neo Cavaliere del lavoro, la più alta onorificenza in campo economico, che a Bergamo sfuggiva da tre anni.

«Mah, non so, tanti altri avrebbero meritato più di me, comunque...». Più che soddisfatto sembra incredulo Mario Scaglia, 78 anni, l'imprenditore di Brembilla neo Cavaliere del lavoro, la più alta onorificenza in campo economico, che a Bergamo sfuggiva da tre anni.

Ma - chiediamo - non è contento? «Be', un po' sì». Ma lo sarà almeno per il suo gruppo, la sua famiglia... «Quello sì, di sicuro. È un riconoscimento che va a Bergamo, all'azienda, ai nostri lavoratori, a Brembilla, a Confindustria...».

A tutti tranne che a lei. «Mah, sono un po' deluso di me, perché quando il presidente degli industriali Carlo Mazzoleni me l'ha comunicata, la notizia mi ha un po' inorgoglito, e questo non va bene». Ma non c'è nulla di male, è giusto essere orgogliosi, e poi lei ha il merito di...«...di avere mandato avanti la baracca».

Insomma, definire «baracca» un gruppo con 750 dipendenti (di cui 300 a Brembilla) e un fatturato di 111 milioni non sembra tanto appropriato, è stato poi lei ad avviare l'internazionalizzazione...«...sì, un po' quella roba lì». Insomma, non c'è verso. Mario Scaglia non ritiene di meritare il cavalierato, devono essersi sbagliati a Roma.

Scaglia, laureatosi in ingegneria meccanica al Politecnico di Milano nel 1958, è entrato in azienda nel 1960. «Allora si lavorava il legno, oggi non ce n'è più un grammo. Per stare in piedi abbiamo dovuto cambiare mestiere. E dal legno siamo passati all'elettronica, alle leghe leggere, al poliuretano, alle materie plastiche. È questo che ci ha consentito di andare avanti, anche se oggi è un'impresa difficilissima».

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