Tenaris e Maglificio Dalmine
le istituzioni fanno fronte comune

Fare fronte comune per fare la «voce più grossa» nei confronti delle istituzioni provinciali, regionali e del governo centrale, ed essere così in grado di aiutare più concretamente il territorio, le difficili situazioni di lavoratori e famiglie colpite dagli effetti del piano Tenaris (717 esuberi a Dalmine e 119 a Costa Volpino) e del Maglificio Dalmine (66 lavoratrici a rischio), ma non solo. Un impegno emerso venerdì sera, nel Consiglio comunale straordinario di Dalmine, aperto al pubblico, ai rappresentanti delle istituzioni ai vari livelli e ai lavoratori delle aziende interessate.

«Il Comune interviene direttamente nelle situazioni di difficoltà, ma con molti limiti economici - ha detto Claudia Terzi, sindaco di Dalmine, rivolta ai politici bergamaschi presenti -. Tenaris è una realtà importante, ma ci sono anche realtà minori, che in questi anni hanno dato da mangiare alle famiglie del nostro territorio. La richiesta che faccio, quindi, è di tener conto anche di queste realtà più piccole, come il Maglificio Dalmine».

Nel documento, redatto in un incontro precedente e approvato ieri sera, i comuni di Dalmine, Verdello, Verdellino, Levate, Osio Sopra e Osio Sotto, Arcene, Stezzano e Lallio, si impegnano, tra l'altro, a «monitorare costantemente l'evolversi della crisi e dei suoi effetti occupazionali» e a «realizzare una mappatura di tutti gli strumenti economici e finanziari attivabili per sostenere i lavoratori e le famiglie in difficoltà».

Nel documento ci sono anche richieste alla Regione Lombardia e al Governo, con riferimento anche alle modifiche al patto di stabilità.
Il leit motiv dei diversi interventi dei politici bergamaschi intervenuti ieri è stato quello dell'impegno condiviso, al di là dei partiti di appartenenza. Pur con le diverse sottolineature espresse. Come quella del senatore Valerio Carrara, letta dal suo capo di gabinetto Barbara Mazzari, che ha evidenziato la necessità di esaminare i dettagli del piano industriale; individuare una soluzione condivisa tra le parti; capire se la "razionalizzazione produttiva" non implichi una redistribuzione del mercato a livello europeo o mondiale.

«Sottoscrivo in pieno il documento presentato - ha detto l'onorevole Giovanni Sanga (Pd) - e mi impegno affinchè possa essere portato avanti e a verificare con voi i risultati delle richieste che voi fate». Entrando nello specifico del piano Tenaris Dalmine, «il piano va cambiato - ha affermato Antonio Misiani (Pd) - perché il futuro di quest'azienda non scommette sull'Italia». Per Nunziante Consiglio sono «le piccole imprese e i lavoratori che stanno pagando il prezzo più alto della crisi», come «i 1500 lavoratori dell'indotto, che fa capo a Tenaris, che sono a rischio», e che vanno aggiunti al conteggio dei tagli del piano annunciato, per Ezio Locatelli. «La Regione, con le commissioni preposte, si sono mosse subito - ha aggiunto Giosuè Frosio - ed è da un anno e mezzo che cerca di governare questa crisi economica».

Per la Bergamasca, la situazione di Tenaris «è una cartina di tornasole della crisi spalmata su tutti i comuni della nostra provincia - per Stucchi -. Dobbiamo avere condivisione con altri organismi politici per la tutela del tessuto socio-economico del nostro territorio». Che ne ha davvero bisogno, se l'assessore provinciale al Lavoro, Enrico Zucchi, ha parlato di «crisi strutturale che richiede una risposta strutturale; bisogna riflettere su un progetto Dalmine allargato sul territorio, in termini di politiche di sviluppo».

Dal punto di vista sindacale, sul caso Tenaris Dalmine, «per noi sono inaccettabili i tagli di lavoratori in base alle previsioni di medio periodo», ha detto Ferdinando Uliano, Fim Cisl Bergamo, che ha aggiunto: «Siamo contenti della sensibilità della politica e delle istituzioni e ci auguriamo un coordinamento con l'attività sindacale».

Più polemico l'intervento di Mirco Rota, Fiom Cgil Bergamo, che vede «l'impreparazione del mondo politico in generale a gestire la crisi» e nell'operazione di Tenaris «un segnale alle altre grandi aziende che bisogna riorganizzare le industrie», puntualizzando che nella disponibilità a trovare un accordo, «dobbiamo iniziare le trattative e per fare l'accordo alcune cose saranno accettate, altre no». «Il nostro piano è fatto per guardare il futuro, perché l'azienda continui a esistere e perché vogliamo pensare a cosa farà l'azienda quando lo scenario sarà cambiato - ha risposto Patrizia Bonometti, direttore Risorse umane Tenaris Dalmine -. Continuiamo a investire in ricerca e sviluppo e su quelle produzioni che ci consentono di essere ancora qua e siamo disposti a risolvere in modo ragionevole questa situazione: è la dimostrazione della nostra responsabilità sociale».

Per il Maglificio Dalmine, Sergio Licini, Fim Cisl Bergamo, che segue la vicenda, ha sottolineato l'importanza del ricorso e dell'assicurazione per il 2010 degli ammortizzatori sociali per le lavoratrici a rischio, punto condiviso anche da Damiano Bettinaglio, per Filtea Cgil Bergamo, che ha chiesto anche il ricorso al contratto di solidarietà.

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