Ecco la barca del futuro
Non può andare a fondo

Carbonio aeronautico, siluri di galleggiamento al posto dello scafo a «V» e design da caccia militare americano. Questo il mix «spaziale» di progetto Aurea, l’innovativo «sviluppatore tecnologico», made in Bonate Sopra, che sogna di rivoluzionare la navigazione, rispettando l’ambiente e diventando un mezzo che difficilmente rischia di affondare.

È di Davide Calabrese, imprenditore con alle spalle studi di ingegneria, la paternità dell’idea e degli innumerevoli bozzetti della prima piattaforma di navigazione in carbonio aeronautico, che nel design ricalca, per materiali e metodo costruttivo, l’aereo militare americano F22 e che potrà migliorare l’andar per mare con le sue caratteristiche: è più stabile di un’imbarcazione tradizionale, più performante e comoda; garantisce sostenibilità ambientale e minori costi di costruzione, carburante e manutenzione. La compagna di vita Patrizia Rotundo, con un team di giovani colleghi ingegneri (tra i quali una spagnola, un ingegnere nautico di Napoli, tecnici italiani e un rumeno specializzato nella lavorazione del carbonio), nel 2012 ha iniziato a riformulare matematicamente il sogno di Davide, partendo dai suoi disegni.

«Appassionato di navigazione, lo sogno da quando avevo vent’anni – esordisce Davide -. Volevo creare una piattaforma aperta, come un bello smartphone per intenderci, una base per innumerevoli applicazioni». Svariati gli impieghi della barca del futuro: dall’abbordaggio delle imbarcazioni in difficoltà agli usi militari, in quanto la prua regge l’impatto con discrete quantità di esplosivo; ma anche la pesca d’altura, il salvataggio di persone o il loro trasporto (anche con handicap fisici) quelli di merci, con consumi di carburante, quindi di emissioni nocive, minime.

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