Tagliente di nome e di fatto
«Così ho segnato il gol impossibile»

Com'è fatto un gol impossibile? Innanzitutto, si fa fatica persino a immaginarlo, figuriamoci a descriverlo. Occorre essere sdraiati al suolo, ma a testa in su, per vedere un pallone vagante spiovere nei pressi; allora si va in torsione, per colpirlo di tacco, però in rovesciata, cioè sfidando i limiti della fisica razionale e della tecnica calcistica. Per segnare il gol impossibile, serve un giocatore fuori dall'ordinario. Serve uno come Mario Tagliente.

Star qui oggi a raccontare chi sia Mario Tagliente pare persino stucchevole e superfluo. Classe 1980, napoletano di Sorrento affacciatosi sul palcoscenico della serie C1 a 18 anni (ha giocato a lungo a Modena e dintorni), cinque anni fa è sbarcato in pianura padana, prima a Padova poi a Bassano. Il pubblico bergamasco lo ha conosciuto ai tempi del Calcio, serie D, poi evolutosi in Calcio Caravaggese (C2).

Quindi ha preso a zigzagare fra le società più ambiziose della zona: lo scorso anno ha vinto il campionato a Rudiano, segnando 17 gol; quello prima aveva portato il Palazzolo in serie D superando quota 20, playoff compresi.

Ora s'è messo la maglia del Caravaggio e ha ripreso a timbrare il cartellino: domenica ha segnato due gol, mandato in rete il gemello Biava (viaggiano in tandem da tre stagioni, ove c'è l'uno trovi anche l'altro), distribuito un'altra manciata di emozioni. Alcuni addetti ai lavori hanno sentenziato: Tagliente-Merate 3-0. Il mister dei lecchesi ha riassunto la partita in un semplice concetto: loro hanno Tagliente, noi no.

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