Simoncelli nell'ultima intervista:
«Mi scaldano famiglia e morosa»

«Al crepuscolo di questa domenica piena di dolore il mio sogno vorrebbe disperatamente che un piccolo frammento di stella dal nome Marco Simoncelli non venisse spazzato via». Con queste parole comincia la lettera che il dottor Claudio Marcello Costa ha scritto al direttore di Motosprint.

«Al crepuscolo di questa domenica piena di dolore il mio sogno vorrebbe disperatamente che un piccolo frammento di stella dal nome Marco Simoncelli non venisse spazzato via». Con queste parole comincia la lettera che il dottor Claudio Marcello Costa ha scritto a Stefano Saragoni, direttore di Motosprint e che è stata pubblicata sul sito della clinica mobile.

«Quando il destino bussa alla porta proviamo la terribile sensazione di essere impotenti. Il giovane campione di nome Marco se n'è andato con il tramonto del sole della Malesia e il suo andare è stato un rumore di vita, il rumore gioioso che Marco ci ha sempre regalato».

Costa riporta le parole di Marco Simoncelli nell'intervista che gli ha rilasciato per il libro che sta scrivendo. «Cosa penso del dolore? Non mi piace. Ma lo sopporto. È inutile lamentarsi. Lo sopporto in silenzio. Diobò è meglio così. Il dolore dell'anima? È brutto, tanto brutto, ma dopo lo sconforto che deriva da questa cosa brutta, mi viene come una carica. Mi sento meglio e guido meglio la moto. Contro chi corro? Mi verrebbe da dire per battere gli altri. Poche pugnette non voglio stare dietro. Poi, se ci penso ti dico che corro perchè provo una sensazione unica, non te lo so spiegare, ma è qualcosa di speciale, nascosto dentro di me».

«Perchè ho i capelli lunghi? Mi piacciono - continuana Simoncelli nell'intervista rilasciata a Costa per il suo libro -, non mi fanno sentire normale, mi fanno sentire particolare, me stesso, unico. Mi sento solo? No! No! C'è la mia famiglia, la mia morosa, i miei amici che godono dei miei successi, c'è la clinica mobile che mi aiuta nei momenti difficili. Sento quanto bene c'è attorno a me, tanto di quel bene che mi scalda».

«Sei salito sul podio della Cecoslovacchia e dell'Australia - continua Costa - Oggi in Malesia hai guardato in faccia la Morte. E mentre ti stava avvolgendo con il suo nero mantello gli hai detto: 'Diobò, ma non vedi che io non sono umano, perchè io sono i miei sogni e con il mio talento sono il pane degli Dei che tu non potrai mai toccare? Non ti accorgi che rubi solo il mio corpo? Al contrario, il mio sorriso, la mia bontà, la mia simpatia rimarranno per sempre nel cuore di tutti. Per semprè. Nel motociclismo il gesto del pilota è esaltato dal rischio, un filo sottilissimo che separa, nel grigiore dell'asfalto, la vita dalla Morte. Un tenue confine tracciato dal pericolo, dove la vita, per cercare la vittoria, si spinge fino al brivido del suo eccesso. Oggi, Marco, hai provato quel brivido. Ti voglio bene. E non ti dimenticherò mai».

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