L'intervista integrale a Percassi
«Ora e nel futuro c'è l'Atalanta»

«I Percassi ci sono e ci saranno. Nel nostro futuro c'è l'Atalanta, voglio tranquillizzare tutti. Sul calcioscommesse silenzio e massima collaborazione con le autorità. A noi interessa il campo. Doni? Penso al futuro». Parole di Antonio Percassi.

Più che un'intervista questa è stata un'estenuante trattativa. Durata 20 giorni e necessaria per convincere Antonio Percassi, proprietario e presidente dell'Atalanta, a fare una chiacchierata ufficiale. Non lo scambio d'auguri, o due battute sul tempo, ma un ragionamento organico su quello che sta succedendo. E sulle chiacchiere che si sentono in giro.

 E infatti il presidente - dopo il silenzio di queste settimane, rotto solo dai due comunicati diramati attraverso il sito ufficiale - pare abbia deciso di parlare soprattutto per mandare un messaggio preciso ai bergamaschi: i Percassi sono fuori da queste vicende, nell'Atalanta ci sono e ci saranno in futuro. Il presidente lo dice subito, prima di lasciare spazio alle domande. Il tempo di un caffè scambiandosi un parere sulla Lazio, e comincia facendosi serio.

«Mi permetta una premessa - comincia Percassi -: la nostra scelta, la scelta dell'Atalanta, è fin dal primo giorno quella di tenere un profilo basso, rispettoso delle istituzioni e dei loro rappresentanti».

Questo le va riconosciuto.
«Ma a questo punto sento la necessità di mandare un messaggio alla nostra gente. Lo dico perché ogni giorno raccolgo dimostrazioni d'affetto commoventi. Allo stadio, per la strada, al bar. Lo devo ai bergamaschi. Per questo ho accettato di parlare. Credo sia doveroso tranquillizzare tutti riguardo alla nostra posizione. Perché si sente dire tutto e il contrario di tutto...».

Esatto: si sente dire di tutto...
«E allora mettiamo alcuni punti fermi, sgombrando il campo da tutti gli equivoci. I Percassi ci sono e ci saranno. Nel nostro futuro c'è l'Atalanta. Ma conclusa questa chiacchierata torneremo sulle nostre posizioni: silenzio e massima collaborazione con le autorità. A noi interessa il campo».

Ora è impossibile occuparsi solo del campo.
«Eppure noi ci dobbiamo occupare della squadra, del calcio giocato. Per questo invito i bergamaschi a starci vicini: l'Atalanta ha bisogno degli atalantini. Guai se rompiamo il circuito virtuoso che ci ha portati sin qui. Abbiamo bisogno della nostra gente e stiamo pensando a una serie di iniziative per loro».

Ci dica, presidente.
«Per esempio faremo proposte mirate, per riempire lo stadio ma sempre rispettando gli abbonati. Noi abbiamo bisogno dello stadio che ho visto con il Milan. Ma tutto nerazzurro».

E poi?
«Stiamo pensando ad altre iniziative, il cui obiettivo sarà quello di avvicinare la nostra gente. Dovremo tutelare soprattutto i bambini».

Lo pensavamo anche noi, proponendo il cambio delle maglie...
«Qualcosa faremo di sicuro, sempre guardando avanti. Al futuro. All'iniziativa per i neonati che tante soddisfazioni ci sta dando ne seguiranno altre. Ma per questo aspetteremo la conclusione dei processi sportivi».

Certo, perché nel frattempo gli inquirenti...
«Guardi, se c'è una cosa che mi lascia tranquillo è il futuro. I fatti dimostrano che a Cremona c'è gente in gamba che sta lavorando a questa vicenda, quindi è evidente che alla lunga emergerà la verità».

E questo la lascia tranquillo?
«Tranquillissimo. Perché arriveremo alla verità. È quello che voglio io e che vuole l'Atalanta. Il tempo è galantuomo, alla lunga chi ha sbagliato pagherà».

Si riferisce al coinvolgimento di molte altre squadre di A?
«Assolutamente no. Non mi permetto di parlare degli altri, faccio un discorso generale. E ribadisco la mia fiducia nella giustizia e negli inquirenti. Totale fiducia».

Intanto la giustizia sportiva tornerà al lavoro.
«Giusto, anche lì ci sono regole da rispettare. Io dico solo che stiamo già scontando sei punti di penalizzazione per la partita con il Piacenza, e mi pare una punizione durissima considerato che consegue al principio della responsabilità oggettiva. Le società sono sempre vittime di queste vicende».

Ma lei cosa si aspetta dal Tnas?
«Mi scusi ma il procedimento è ancora in corso, non credo sia giusto fare dichiarazioni a riguardo. E lo stesso vale per le singole partite di cui si stanno occupando gli inquirenti. Non sarebbe corretto parlarne sui giornali. Noi aspettiamo, e mi ripeto, con grande fiducia nella giustizia».

Comunque Doni ha confessato.
«Ne abbiamo preso atto».

Farete azioni di rivalsa contro di lui? La gente si domanda: ma l'Atalanta gli sta ancora pagando lo stipendio?
«Il nostro comunicato del 24 dicembre era chiaro: faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per tutelare l'immagine e il buon nome dell'Atalanta e per rivalerci su chi ci ha danneggiato. Poi dei gesti concreti si occupano i legali, non serve sbandierare questa o quella iniziativa».

Intanto Doni è scomparso dal sito. E non si presenterà più a Zingonia. Ma lei lo vorrebbe incontrare?
«Guardi io devo pensare al futuro, non al passato. Noi dobbiamo e vogliamo trasmettere alla nostra gente che i Percassi ci sono e ci saranno. Dobbiamo lavorare per il domani dell'Atalanta».

Per esempio facendo mercato?
«Anche quello, se servirà. Noi siamo a disposizione. Il direttore tecnico Marino, i suoi collaboratori e il mister decidano cosa serve, noi siamo pronti. Se occorre intervenire, interverremo. Non ci sono dubbi: bisogna restare in serie A».

È un piacere sentire buone notizie.
«Guardi, io voglio solo che ci si renda conto che i Percassi ci sono e ci saranno. Si sentono sciocchezze di ogni genere, persino che potremmo mollare...».

Ma non è vero, ce lo dica...
«Non è vero, lo dico e glielo dimostro. Stiamo per lanciare l'iniziativa "Atalanta vivaio d'Italia", che prevede un potenziamento della struttura dei nostri osservatori, operazione già partita. Faremo gemellaggi ovunque in giro per Italia».

Bella idea, presidente.
«Il nostro futuro è lì. E a Zingonia. Proprio lei nella nostra prima intervista ricordo che chiedeva del verde a Zingonia...».

Sì... State piantumando...
«Abbiamo acquistato 400 alberi già adulti, il centro Bortolotti diventerà verdissimo. E stiamo presentando alle amministrazioni comunali competenti il progetto di rifacimento di tutta la struttura. Comporta un investimento complessivo di sei-sette milioni. Cambieremo volto a Zingonia. E l'idea è che casa nostra diventi un luogo privatissimo, nel quale isolarsi e pensare solo al calcio, concentrandosi sull'evento della domenica successiva».

L'ipotesi di redigere un codice etico da far firmare ai tesserati?
«Perché no. I regolamenti sono già molto chiari, ma li rafforzeremo e valuteremo ulteriori iniziative. Non stiamo facendo gli investimenti previsti per poi scivolare su una buccia di banana. Sarebbe autolesionismo».

A proposito di investimenti: e lo stadio?
«Il progetto l'abbiamo presentato, per quanto ci compete stiamo mantenendo gli impegni presi per esempio organizzando incontri con il quartiere. Poi sentiremo quali saranno le posizioni delle autorità. Ma niente si ferma. L'Atalanta va avanti».

Bene, chiaro che così i bergamaschi si tranquillizzano.
«Io non posso fare altro. Mi fido della giustizia perché so che porterà la verità. E sono tranquillo. Garantisco che i Percassi sono nel futuro dell'Atalanta, quindi assicuro che gli investimenti programmati saranno fatti per garantire una dimensione adeguata alla società».

E chiede ai bergamaschi di stare con la squadra...
«Bravo. Soprattutto chiedo ai bergamaschi di starci ancora più vicini di prima, perché la squadra ha bisogno di loro. Dobbiamo restare in A concentrandoci sul calcio giocato, tutti insieme. Per questo lanceremo iniziative a favore dei tifosi. Più di una, per legarli all'Atalanta».

Presidente lei ci risolleva il morale.
«Aiutateci, abbiamo bisogno di tutti. Mi piace quello slogan: l'Atalanta siamo tutti...».

Pietro Serina

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