L'avvocato torna a lanciare
Dopo 15 anni è ancora un big

Dopo aver tenuto la passione chiusa in gabbia per tre lustri, ora Massimo Merli (ri) lancia con l'entusiasmo di un ragazzino: «I Campionati Italiani? Sono il sogno di tanti, ci penso pure io».

Dopo aver tenuto la passione chiusa in gabbia per tre lustri, ora Massimo Merli (ri) lancia con l'entusiasmo di un ragazzino: «I Campionati Italiani? Sono il sogno di tanti, ci penso pure io».

Lui è il debuttante più atipico del 2011 outdoor dell'atletica di casa nostra. Due giorni fa ha compiuto 35 anni, da un mese è tornato sulla pedana del disco dove di lui s'erano perse tracce del '96. Altro giro, altro lancio, altra vita: «A quei tempi avevo mollato l'atletica per lo studio – continua Merli, avvocato che esercita per una multinazionale francese – l'idea di riprovarci è nata quasi per scherzo nel 2009, in occasione del Cinquantenario dell'Atl. Bergamo 59 Creberg. Ci ho riflettuto un po' e ora rieccomi qui».

Qui sta anche per i societari di Busto Arsizio, dove l'astro (ri)nascente del campo Putti (fu argento ai Campionati Italiani allievi di Bergamo ‘93) ha stupito parecchi. Partenza, rotazione, piazzamento e attrezzo che atterra a 39 metri e 59 centimetri, dodicesima piazza su quarantacinque partecipanti, fra cui fior fior di giovanotti: «L'obiettivo primario era quello di non cadere e evitare figuracce – continua lui, sposato ,e papà per la seconda volta a breve giro di pista – il valore aggiunto è stato che la pedana era umida e ho avuto solo un tentativo a disposizione. Mi fido delle previsioni di mister Roby Alberti: dice che se continuo si questo passo posso avere un futuro…».

Perché Vizzoni docet, nel settore lanci, sino alla quarantina la parabola può continuare a essere ascendente. Perché a volte il tempo magari inciderà sul girovita, ma classe e tecnica sono impermeabili a certe leggi: «A grandi linee ho lasciato il lancio del disco come l'ho trovato – continua lui, in gioventù allenato dal compianto Walter Gamba - l'eccezione è il livello, più basso, come dimostrano i vari minimi di qualificazione».

Un motivo in più per credere che master è giusto un titolo che la Fidal gli ha affibiato per regolamento. E che di allenamento in allenamento “Tre alla settimana, rigorosamente a seconda dei ritagli di tempo” è destinato a crescere, magari riprendendo confidenza anche con peso, martello o giavellotto: «Mi piacerebbe, ma prima voglio fare il meglio possibile ciò che sto facendo ora». A occhio e croce, per l'avvocato, non è di certo una causa persa in partenza.

Luca Persico

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