«Il titolo più che altro esprime un concetto più che un significato. La cosa intrigante è proprio l'attesa, il momento di stasi tra l'invito a proseguire la conversazione, oppure la necessità d'interromperla in quanto non interessante. Tra le due possibilità c'è anche quella centrale, la sospensione: quindi? Non volevo legare una canzone al titolo. Così ho scelto un'intercalare contestuale».
Nell'album tante piccole cose semplici aprono la finestra su grandi temi. «Credo sia giusto dare interpretazioni diverse, anche alle piccole cose. Quando parliamo di canzoni è normale che ci sia una godibilità, che ci siano armonie e assonanze. La canzone del resto è una combinazione di vari significati e segni. Le parole sono lì per evocare significati, laddove la musica ne veicola degli altri, che sono forse più archetipici. La combinazione degli elementi diventa canzone. Comunque l'invito è ad apprezzare quello che accade, senza riflettere più di tanto. Qualche volta le parole risuonano al di là del loro stesso significato e dell'attribuzione culturale. Brani romantici, che apparentemente sembrano canzoni d'amore, magari descrivono un sentimento nella sua condizione più metafisica. E' la voglia di parlar d'amore, senza scivolare nel didascalico».
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