1961: Yuri Gagarin e Papa Giovanni
«Un augurio di progresso e di pace»

Il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin aprì le porte del cosmo. Un fatto straordinario per la scienza, cui seguirono dibattiti, celebrazioni ma non solo. Anche Radio Vaticana si pronunciò su quella impresa. Qui il pensiero di Giovanni XXIII su quel traguardo.

Il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin aprì le porte del cosmo. Un fatto straordinario per la scienza, cui seguirono dibattiti, celebrazioni ma non solo. Anche Radio Vaticana si pronunciò su quella impresa con parole piuttosto dure: «L'evoluzione della tecnica, realizzata per mano dell'uomo, cela in sé un enorme pericolo: l'uomo può pensare di essere il creatore e che tutto ciò che è fatto con le sue mani sia frutto del suo intelletto e operato».

«L'uomo è semplicemente lo scopritore di ciò che Signore Dio gli ordina. Il progresso tecnologico deve far inginocchiare l'uomo e far credere in Dio con più fede», continuava lo speaker dell'emittente del papa.

In Russia rispondevano: «Muori Papa – è meglio non parlare!», così Izvestija (cfr. l'opera di Savina Tamburini) replicava ai moniti giunti da lontano. Il papa allora era Giovanni XXIII, e ben altro era il suo pensiero su quel traguardo. Lo formulerà nel 1962, in occasione del doppio lancio del Vostok 3 e 4.

La sera del 12 agosto 1962, a Castel Gandolfo, così scrisse sul suo diario: «Fu una buona ispirazione quella di sottolineare all'Angelus nel cortile affollatissimo il volo dell'astronauta russo a cui oggi milioni e milioni di occhi e di sentimenti da tutti i punti della terra sono e continuano ad essere rivolti. Aggiungere a questa impresa il punto giusto e cristiano, cioè il 'Domini est terra et plenitudo ejus', e, in questi tentativi così audaci ricercare in augurio motivi di invocazione del vero progresso, di sicura pace e di autentica fraternità fra gli uomini e fra le genti. Ecco ciò che conta. ..».

Ma c'è anche un altro aspetto che vale la pena di ricordare in questa occasione e che riguarda il protagonista dell'impresa e il suo rapporto con la fede in un Paese ateo come la Russia. Lo ricordò il colonnello Valentin Petrov, quando nel 1964, visitando con Gagarin il monastero della Trinità e di San Sergio a Sergiev Posad, nel cui museo era esposto un modello della cattedrale moscovita di Cristo Salvatore si sentì dire da Gagarin: «Valentin, guarda quanta bellezza hanno distrutto!».

Era la cattedrale voluta da Alessandro I per ringraziare la Provvidenza di aver salvato la Russia dalle truppe napoleoniche, poi distrutta per ordine di Stalin.  Più tardi , raccontò sempre Petrov, in una riunione del Comitato Centrale del Pcus, Gagarin propose la ricostruzione della cattedrale definita «un monumento alla gloria militare», che «gli uomini chiamati a difendere la patria» dovevano almeno «conoscere».

La proposta fu respinta e censurata dalla stampa. Ma dopo la caduta del regime comunista la cattedrale fu ricostruita.

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