Ardenghi canta in dialetto
Un omaggio all'Atalanta

Osvaldo Ardenghi debutta con il dialetto. Esce infatti il suo nuovo disco, il primo in  bergamasco «Drec al cör» e raccoglie otto canzoni composte e arrangiate dall'autore, tra nostalgia e comicità, voglia di cabaret.

Osvaldo Ardenghi debutta con il dialetto. Esce infatti il suo nuovo disco, il primo in  bergamasco «Drec al cör» e raccoglie otto canzoni composte e arrangiate dall'autore, tra nostalgia e comicità, voglia di cabaret e di usare tutte le musiche sfogliate in quarant'anni di ascolti e pratica.

Berganasco, classe 1959, l'Ardenghi viene dal rock, ma ha frequentato la canzone d'autore, il teatro canzone di Giorgio Gaber, il cabaret puro, il teatro di parola. Da un sacco di tempo suona nei Rusties e spigola suggestioni nel canzoniere di Neil Young, ma stavolta si è messo sulla via di Davide Van De Sfroos, Luigi Maieron, il nostro Luciano Ravasio, e perché no, Tiziano Incani, in arte Bepi.

“Il bergamasco mi mancava, e pensare che a spronarmi è stato un produttore milanese di origini pugliesi: Emilio Pappalardo, lo stesso che anni fa mi ha convinto a darmi al cabaret. Lui ci ha messo i soldi ed io le canzoni, i ricordi”.

Nelle canzoni, personaggi e storie, racconti da bar, e memorie raccolte nelle nottate passate a passeggiare tra le case del paese, quando gli altri dormono e anche l'ultimo avamposto ha chiuso i battenti.

Nel disco anche un omaggio all'Atalanta, la squadra del “cör”. “Volevo dedicare una canzone alla squadra e far sapere che da bambino mi sono innamorato dell'Atalanta partendo da una sconfitta in casa. Non volevo essere patetico e scrivere il solito inno all'insegna del vinceremo. Ricordo quel giorno, con tanta gente intorno, e la sconfitta col Monza. Si era in serie B. Nevicava un pochino quel giorno lì".

© RIPRODUZIONE RISERVATA