Da «Sos Tata», Francesca Valla:
Bimbi soli all'ora della nanna? No

A Francesca Valla il mondo magico dei bambini piace proprio da morire: fatto scontato se pensiamo che lei è l'educatrice più fotogenica e sensibile. Bergamasca, ha iniziato la sua carriera televisiva partendo dalla fortunata trasmissione «S.O.S Tata».

A Francesca Valla il mondo magico dei bambini piace proprio da morire: fatto scontato se pensiamo che lei è l'educatrice più fotogenica e sensibile. Bergamasca, ha iniziato la sua carriera televisiva partendo dalla fortunata ma discussa trasmissione di questi giorni «S.O.S Tata».

Valla, che insegna in una scuola elementare del nostro territorio, ha appena pubblicato un nuovo libro, «Una rima tira l'altra» (Gribaudo editore). È una raccolta di filastrocche in rima, per la prima infanzia, create dalla fantasia della stessa Francesca.

Ognuna è illustrata da un'immagine coloratissima. «I bambini hanno bisogno di colori decisi, riconoscibili», commenta la tata più famosa d'Italia. Il libro, corredato da un cd sulle emozioni e sentimenti che accompagnano le prime esperienze del bambino, verrà presentato il 20 ottobre a Milano alla Libreria Feltrinelli di piazza Piemonte.

Francesca, lei ha scritto già diversi libri. Questo come nasce?
«È nato dall'esigenza di comunicare, avvertita subito quando ho appreso d'attendere la mia bimba. Incinta, mi mettevo lì su questa poltrona e raccontavo storie come faccio ora con la mia meravigliosa Giorgia, di 2 anni e 4 mesi. Il libro è dedicato a lei».

Ma la rima non è qualcosa un po' di desueto?
«Forse sì, ma infondono sicurezza al bambino perché sono qualcosa di prevedibile. È qualcosa in cui il bimbo stesso si può cimentare... . C'è così tanta musicalità in una filastrocca... Sono rime educative le mie, scandite dai momenti salienti della giornata del bambino, dalla filastrocca del risveglio a quella della nanna».

Alla fine c'è sempre un piccolo insegnamento?
«Sì, una piccola morale, come ad esempio la filastrocca su zio Lupo, che aiuta ad esorcizzare appunto l'antica paura del lupo legata sempre al timore dell'abbandono».

O quella sul momento della pappa...
«Quello per la famiglia è il momento dello stare insieme. È bello guardarsi negli occhi, con la tv spenta. È il momento del tempo rallentato, importantissimo».

Francesca, come giudica la polemica di questi giorni scatenata dalla puntata del 14 settembre di S.O.S Tata? Lei da che parte sta?
«Onestamente io la puntata non l'ho vista. Ho letto come tutti la storia sui giornali, quindi non mi posso permettere di sindacare l'accaduto. Tuttavia, io sono sempre stata a favore, soprattutto nel momento dell'addormentamento, della vicinanza del bambino col genitore, perché il momento è particolarmente difficile. Il bambino deve lasciarsi andare e il genitore in questo lo deve guidare. D'altro canto non avendo visto la situazione incriminata, non vorrei prendere una posizione, se non dire che io sposo da sempre la metodologia montessoriana. Ho anche insegnato 8 anni alle scuole Montessori».

Quindi il bambino non va lasciato solo a strillare...
«Il bambino che piange esprime un bisogno e il genitore quel bisogno lo deve ascoltare. Se vede le mie puntate (quelle passate di S.O.S Tata in cui Francesca era la "fatina" bionda pronta a intervenire, n.d.r.) e legge i miei libri, il mio metodo è questo. Ma non tocca a me giudicare o sindacare altre eventuali metodologie. Io le parlo sia da tata che da mamma. La mia bimba si addormenta con me, e se piange la prendo in braccio: cerco di capire perché sta piangendo. Non sta forse bene? Esprime un altro tipo di disagio? Da mamma, ma anche da tata, ho questa linea».

In questa stagione lei è su Rai 1, alla «Prova del Cuoco» con Antonella Clerici, nell'ambito di Spazio Casa Clerici, per due puntate la settimana, lunedì e sabato.
«Il lunedì mentre cuciniamo, discuto con Antonella delle varie problematiche... . Per esempio abbiamo appena affrontato la questione dei bambini inappetenti... Siamo due  amiche che si incontrano e parlano, due mamme... ».

Poi c'è il sabato, sempre da Antonella, con la Cucina in Famiglia, in compagnia di Lorenzo Branchetti, Natalie Catellani e tre piccoli aspiranti chef. Ma ha sempre avuto questo interesse per la cucina?
«Sono una buona forchetta e ho imparato a cucinare da piccola. Ma chiariamo: in questo ambito non sono la cuoca, ma l'educatrice! Tutto parte dal cibo. Pensiamo all'allattamento; l'accudimento viene da lì».

Ora che è finita, come è stata l'esperienza biennale a Verissimo?
«Bellissima. Ho fatto esperienze incredibili, come assistere a un parto gemellare durante i servizi che ho condotto in esterna».

Lei ha sposato diverse campagne a favore dell'infanzia, contro la malnutrizione, le punizioni fisiche... È stata testimonial di Save the Children. E ora è impegnata a sostegno di Amici dei Bambini Chicco...
«Sì, una campagna a sostegno di bambini che in Italia vivono in situazioni di disagio. Lavorano sull'emergenza dell'abbandono».

Poi per Chicco ci sono i suoi tour in giro per l'Italia...
«E io che sarei l'esperta chiamata per dare consiglio ai genitori, torno a casa sempre arricchita. Questo è uno scambio prezioso per me».

L'esperienza a Radio 101 con la Gialappa's il giovedì, nel programma Stile Libero, dalle 13,15 alle 14, in diretta?
«Lì pensiamo con il sorriso... »

Ma da dove attinge tutta questa energia?
«Dalle mie ore di insegnamento. Dal momento in cui entro in classe, inizio a caricarmi. Mi sento onorata di stare coi bambini della scuola primaria. Quando entro lì dentro non sono la tata, ma la maestra».

Che pensa della decisione presa dal Comune di Bologna di eliminare, nella documentazione scolastica scritta, le parole «mamma e papà», sostituendole con «genitore 1 e genitore 2»?
«Ci vuole tempo per capire meglio... Credo però che l'esigenza è sempre quella di capire il bene del bambino. Dovremmo sempre metterlo come priorità assoluta. Ci vuole raziocinio e buon senso nel prendere decisioni».

Lei vive fuori Bergamo.
«Sì, in mezzo al verde...».

Ma è sempre in viaggio. Qual è il viaggio più bello?
«Quando torno a casa, quando ritrovo le cose, come i bambini».

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