Il regista Ermanno Olmi:
testimone degli ultimi contadini

Su L'Eco in edicola oggi è pubblicata un’ampia sintesi dell’intervista a Ermanno Olmi contenuta nel dvd dell’«Albero degli zoccoli» in vendita da domani con il giornale. Eccone un estratto.

Su L'Eco in edicola oggi è pubblicata un’ampia sintesi dell’intervista a Ermanno Olmi contenuta nel dvd dell’«Albero degli zoccoli» in vendita da domani con il giornale. Eccone un estratto.

«Il mio sentimento non solo non è cambiato, ma addirittura si è rafforzato, proprio perché credo fermamente che la cultura contadina sia, in questo momento del cammino dell’umanità, la sola cultura al mondo degna di questo nome. Il rapporto del mondo contadino con la terra era proprio questo, un rapporto con una realtà che aveva assolutamente bisogno di essere rispettata, e il contadino povero era naturalmente portato a rispettarla. Appena l’uomo ha cominciato ad avere non più solo le sue braccia per coltivare o l’ausilio dell’asino per tirare l’aratro, ma le tecnologie, ha cominciato a sfruttare la terra in maniera smisurata, fino ad impoverirla e rendere se stesso infelice».

«Quando, dopo aver fatto alcuni documentari e cortometraggi, ho pensato a quali film avrei potuto fare, subito è venuto a galla questo mio legame con il mondo contadino, vale a dire quelle scoperte del mondo che il bambino può fare quando è lasciato libero di scegliere le proprie occasioni di scoperta. La scuola, quando toglie al bambino la possibilità di scegliersi lui ciò che lo incuriosisce, è noiosissima e mortificante».

«Finalmente nel ’76 ho proposto alla Rai questo soggetto. Paolo Valmarana, in particolare, ha colto immediatamente quegli umori che vi scorrevano, ne ha parlato al direttore di rete e così è partita l’operazione. Ma doveva essere un film a «costi Rai», cioè molto contenuti. Quindi ho raccolto i fondi appena necessari per pagare le spese. Tre ore di film costarono, mi pare, cento e rotti milioni. È avvenuto questo piccolo miracolo: gli ultimi continuatori del mondo contadino che conoscevo hanno partecipato spontaneamente, hanno sentito, forse inconsapevolmente, che in quel momento avevano l’opportunità di consegnare per sempre la memoria di un mondo che sarebbe scomparso».

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