Terrorismo, la procura generale rivela:
«L’algerino espulso era pronto a partire»

Il procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso non ha dubbi sul fatto che il quarantenne algerino di Seriate, indagato per associazione con finalità terroristica e rimpatriato martedì scorso, sia da ritenersi pericoloso.

«Si era adombrata l’ipotesi, vaga o non vaga che fosse, che Redouane Sakher avesse in mente qualche atto autolesionistico di tipo terroristico. Ma non siamo riusciti a capire dove, se in Italia o all’estero. Gli elementi da noi raccolti sono stati comunque ritenuti sufficienti dal ministro dell’Interno Alfano per porre in atto nei confronti di tale soggetto l’espulsione per questioni di sicurezza nazionale». Tre gli elementi principali su cui ha lavorato la Direzione distrettuale antimafia di Brescia: la scheda telefonica intestata a Sakher e utilizzata da un connazionale in Algeria per effettuare conversazioni ritenute compromettenti; i viaggi ad Algeri che, secondo l’accusa, si sarebbero intensificati negli ultimi tempi; e il saldo di alcuni debiti che aveva maturato in passato.

«I viaggi e il fatto che abbia ripianato piccoli debiti sono stati due degli elementi che non sono sfuggiti all’attenzione di chi indaga – spiega Dell’Osso –. Da lì abbiamo cominciato a supporre il delinearsi dell’ipotesi che stesse per lasciare il nostro Paese».

Per arruolarsi nell’Isis? «Non abbiamo elementi per poterlo ritenere con certezza – risponde il procuratore generale –. Può pure essere che avesse in mente qualche atto autolesionistico di tipo terroristico». In altre parole, un attentato suicida. Prima del quale – è il ragionamento della Dda – avrebbe cercato di mettere a posto tutto quello che si sarebbe lasciato alle spalle.

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