Happy hour
Anziani a rischio

L'happy hour come «mensa» serale per anziani che lottano con le ristrettezze economiche. La crisi morde i consumi e a pagarne le conseguenze sono soprattutto i meno giovani, costretti a trovare un'exit strategy per sostituire la cena con il più economico happy hour, con conseguenze pesanti sulla salute, in termini di cibi grassi assunti e notevoli quantità di alcol.

L'happy hour come «mensa» serale per anziani che lottano con le ristrettezze economiche. La crisi morde i consumi e a pagarne le conseguenze sono soprattutto i meno giovani, costretti a trovare un'exit strategy per sostituire la cena con il più economico happy hour, con conseguenze pesanti sulla salute, in termini di cibi grassi assunti e notevoli quantità di alcol.

È un «elemento sociale emergente» sul quale stanno concentrando la loro attenzione gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità che puntano i riflettori su questo nuovo comportamento degli anziani italiani. Gli over 65, soprattutto gli uomini, si ritrovano nei bar delle grandi città che propongono l'happy hour a partire dal tardo pomeriggio e consumano, per una cifra che varia dai cinque ai dieci euro, tutto quanto viene proposto dai locali: dalla pasta, ai fritti, ai salumi, al «finger food», tutti alimenti ricchi di grassi e colesterolo, al quale si aggiunge l'apporto alcolico delle bevande che accompagnano il cibo e che sono, del resto, comprese nel prezzo.

In un quartiere centrale di Roma, dove si ritrova un gruppo di anziani, questo copione si ripete quotidianamente e i gestori stanno attrezzando degli spazi appositi. Bastano cinque euro per consumare quello che dovrebbe essere un pasto completo e vario, e che invece è un insieme eterogeneo di spuntini e assaggi, accompagnati da alcol, e il tutto avviene in una sala separata. I clienti giovani consumano l'happy hour altrove.

Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, esistono 2,2 milioni di uomini anziani consumatori di alcol a rischio, una cifra equivalente al 40% del totale degli over 65 maschi in Italia. Le loro abitudini di consumo superano di gran lunga quanto consigliato dalle Linee Guida (un bicchiere di vino o birra al giorno, pari a 12 grammi di alcol).

«L'organismo degli anziani - afferma all'ANSA Emanuele Scafato dell'Istituto Superiore di Sanità e direttore dell'Osservatorio nazionale sull'alcol che ha osservato il fenomeno - perde l'alcol deidrogenasi, un enzima che distrugge l'alcol. Se non viene scomposto, l'alcol circola immodificato nell'organismo e a livello neuronale causa più facilmente un'intossicazione. A questo processo si deve aggiungere anche il calo ponderale delle persone anziane e una riduzione della perfusione a livello del fegato che contribuiscono a rendere più vulnerabile l'organismo agli effetti dell'alcol».

Un consumo di alcol fuori controllo, persistente nel tempo, può provocare l'insorgenza di malattie alcol-correlate come la cirrosi epatica alcolica. Dagli ultimi dati disponibili emerge, infatti che, «tra il 2000 e il 2009 i ricoveri ospedalieri hanno registrato una crescita di quasi 10 punti percentuali, passando dal 26,3% al 36,4%», come riferito dal ministro della Salute, Renato Balduzzi nella Relazione al Parlamento sull'alcol del dicembre 2011.

Teresa Carbone

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