Addio a Enrico Rimoldini, il salumiere-allenatore

Di Redona, la comunità lo ricorda con affetto, per la sua bontà e l’attenzione verso gli altri.

«Era affabile come pochi, buono come il pane». Dice Carlo Verga, una delle anime del volontariato del quartiere, da giovanissimo per qualche mese garzone di quella bottega che ora non c’è più. Perché a Redona Enrico Rimoldini sono in molti a ricordarlo ancora come il salumiere del quartiere, nonostante da tanti anni e fino alla pensione avesse spostato l’attività in un minimarket a Pedrengo. Il salumiere-allenatore, per la precisione.

Tra il finire degli anni Settanta e gli anni Ottanta fu nel settore giovanile dell’Atalanta, chiamato dal Maestro Bonifaccio. Nella Redona che questa mattina lo abbraccia nell’ultimo saluto (alle 10,30 i funerali nella chiesa parrocchiale), è in via Buratti che sorgeva la bottega della famiglia della moglie Lucia. Bisogna tornare indietro di cinquantanni. Enrico Rimoldini inizia a dare una mano, l’attività della salumeria è già ben avviata, ma presto quello diventerà il lavoro della sua vita. Negli anni Duemila diventa anche consigliere del Gruppo Salumieri Gastronomi dell’Ascom Bergamo.

«Era sempre una figura di riferimento, sempre presente quando c’era da dare una mano, anche nel supportare iniziative di solidarietà» lo ricorda Pierantonio Chiari, presidente del Gruppo in quell’epoca, e amico di infanzia di Rimoldini. Entrambi originari di via Locatelli, vicini di casa, zona «Poste centrali». E di quell’angolo di città, in un incrocio davvero curioso del destino, è anche Raffaello Bonifaccio, il «Maestro». Amici fin da bambini, li lega la passione per il calcio, e presto le strade di Rimoldini e del Maestro si riuniranno prima nel settore giovanile al Gorlago e poi al Campo Militare. Bonifaccio lo porta a Zingonia, dove Rimoldini per una decina di anni allenerà soprattutto le categorie Esordienti e Giovanissimi. «Nel fare l’allenatore non perdeva mai di vista la passione prima di tutto, e soprattutto il lato umano. Credeva veramente nella crescita umana dei ragazzini». Bonifaccio ricorda come per far combaciare gli impegni in salumeria e quelli a Zingonia «doveva sempre fare le corse», con la moglie Lucia che lo sostituiva in negozio. «Una persona solare e per bene, insegnava il calcio con serenità» lo ricorda «Nado» Bonaldi, decano degli allenatori bergamaschi e con lui in quegli anni nel settore giovanile dell’Atalanta.

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