A caccia di soldi nel deserto, ma basterebbe saper spendere

L’ANALISI. «Prendi i soldi e scappa». Maurizio Sarri non sarà magari il massimo della simpatia, ma ha il grande dono di essere diretto e sincero, merce rara nel calcio di oggi. E siccome voce dal sen fuggita – ci insegna Metastasio ma prima ancora di lui Orazio – poi richiamar non vale, ecco che l’uscita del tecnico laziale diventa slogan iconico per la Supercoppa italiana.

Emigrata in Arabia nel cuore del campionato per quello che sembra l’ennesimo passo della politica intrapresa da tempo dal nostro calcio: tasche piene e stadi vuoti. Che poi anche sulle tasche piene ci sarebbe da discutere. Fatti due conti, dei 23 milioni pagati dagli arabi 6,8 resteranno alla Lega, mentre i restanti 16,2 andranno alle società così suddivisi: 8 alla vincitrice, 5 alla finalista, 1,6 alle due semifinaliste. Tralasciamo le briciole. Se a vincere fosse l’Inter, grande favorita, 8 milioni (dai quali va detratto il milione e mezzo di premi promesso ai giocatori) sono più o meno la cifra che avrebbe risparmiato se la scorsa estate avesse lasciato dov’era Arnautovic. Se poi a vincere fosse il Napoli, la cifra (detratto anche qui il milione circa di premi da pagare) è meno di un terzo di quella che De Laurentiis si sarebbe ritrovato in tasca se la scorsa estate avesse lasciato dov’era la meteora Lindstrom.

Insomma, non c’era bisogno di andare nel deserto (in tutti i sensi: basta guardare le presenze desolanti della semifinale Napoli-Fiorentina) per andare a caccia di soldi evocando il goffo protagonista del divertente film di Woody Allen rispolverato da Sarri con la sua citazione. Anzi, l’unico deserto che il calcio italiano dovrebbe prendersi la briga di esplorare sarebbe, ancora una volta, quel deserto di valori che lo sta soffocando dall’interno e dall’esterno. Ultimo esempio in ordine di tempo, gli insulti razzisti che sabato hanno preso di mira il portiere del Milan Maignan a Udine. A proposito di Udinese – probabilmente, andrebbe spiegato ai suoi ultrà, la società italiana con il maggior numero di tesserati di colore, essendo stata la prima ad avviare uno scouting su scala mondiale fin dal settore giovanile – sabato prossimo farà visita all’Atalanta. Che nell’occasione potrebbe avere nel motore anche El Bilal Touré, l’attaccante più costoso della sua storia, pagato reinvestendo le entrate dell’operazione Højlund. Perché quando si sanno spendere, i soldi non c’è bisogno di andare a cercarseli nel deserto.

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