Dopo cinquant'anni
Diabolik diventa DK

Stesso sguardo gelido, stessa calzamaglia nera, stessa lama sibilante. Ma attenzione al trabocchetto: non è Diabolik, è DK. La sigla - già usata per definire in codice il re del terrore - mantiene il legame con l'inafferrabile criminale ideato dalle sorelle Giussani.

Stesso sguardo gelido, stessa calzamaglia nera, stessa lama sibilante. Ma attenzione al trabocchetto: non è Diabolik, è DK. La sigla - già usata per definire in codice il re del terrore - mantiene il legame con l'inafferrabile criminale ideato dalle sorelle Giussani, ma viene utilizzata da Mario Gomboli - l'attuale timoniere della testata - per indicare qualcosa di diverso, un'orbita eccentrica nell'universo di Diabolik.

DK è la nuova produzione di Casa Astorina, un'operazione originale perché si discosta dalle note gesta diabolike senza abbandonarle. In concreto DK è una dimensione narrativa più vicina ai nostri tempi: auto ipertecnologiche, gadget elettronici a piene mani, manovre di potere occultate dietro facciate istituzionali. In questo primo numero si presenta come un uomo solo contro tutti, un uomo senza passato ma con una determinazione d'acciaio e un'enigmatica cicatrice.

Il punto di partenza del progetto DK è una speculazione creativa: Diabolik non nasce dal nulla, ha una serie di precisi riferimenti iconografici e letterari che principalmente fanno riferimento alla Francia anni dagli anni '50 ai ‘70, ad un contesto sociale borghese e a scenari presi da Costa Azzurra e film noir. DK invece si muove in una metropoli moderna, una città di palazzi di vetro e reticoli sotterranei, un'alternanza di scorci urbanizzati, asettici laboratori e qualche nicchia di sfarzo d'antan. Se vogliamo è un Diabolik reloaded, che ha i suoi punti cardinali nei comics americani e nel cinema hollywoodiano. Quindi più azione, violenza e… sangue. Sangue che risalta grazie all'uso dirompente del colore, anche se magari non sempre ben amalgamato ai disegni di Giuseppe Palumbo.

L'impatto è sicuramente forte per i fedelissimi di Diabolik: DK è disegnato con una marcia in più, le inquadrature si restringono, le strisce sfrecciano sezionando la pagina con energia, dando il senso di un racconto che gioca sui cambi di ritmo con accelerazioni improvvise. La storia sceneggiata da Tito Faraci cerca di intrigare senza dire troppo, iniziando a definire i caratteri dei personaggi che pensiamo di conoscere da una vita (Ginko su tutti) e ora ci prospettano nuove sorprese. Infatti DK, per usare le parole degli autori: «è una realtà compiuta, definita, pronta a svilupparsi e proseguire per la sua strada. Perché DK vuole essere una vera e propria nuova linea editoriale, capace di vita propria in parallelo a quella “storica del Re del terrore».

Considerando che l'iniziativa si colloca nell'annata delle celebrazioni per i 50 anni di Diabolik c'è un motivo in più per non perdersi questa lettura.

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