Incendio doloso agli impianti di Foppolo
«È stato qualcuno che conosce il posto»

Al bar Barsotti di Foppolo bocche cucite. Parole centellinate, essenziali, per dire che «le curiosità» intorno alle seggiovie incendiate nella notte tra giovedì e venerdì non sono gradite alle 8 di domenica mattina.

Due seggiovie (la partenza del Montebello e l’arrivo alla Quarta Baita) sono contornate da nastro rosso e bianco. Una scritta specifica «area sottoposta a sequestro penale, a disposizione dell’autorità giudiziaria». Senza motore e i quadri elettrici fuori uso, questi i piloni delle seggiovie sembrano giganti azzoppati, imbambolati a guardare il Corno Stella con alle spalle il Pegherolo e ai lati il Monte Toro e il Valgussera.

Augusto Bonetti di Branzi e Giorgio Milesi di Trabuchello si concedono cinque minuti di pausa dal lavoro di alpeggiatori: «La sera del fatto eravamo a letto. Non abbiamo sentito niente. Quando venerdì ci siamo alzati per mungere alle 5,30, abbiamo avvertito un odore di bruciato. Comunque non siamo saliti a controllare. Anche per evitare di prenderci colpe che non sono nostre. Certamente chi ha agito l’ha fatto raggiungendo le seggiovie con un mezzo a motore. Ma una moto sarebbe stata troppo rumorosa di notte».

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Su un punto tutti concordano: «È stata gente del posto a condurre a termine l’atto doloso. Gente che conosce bene la zona e sa come muoversi».

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