Non solo sci, la montagna cambia
E la Val Seriana fa il pieno

Focus di Legambiente e Vivitalia su un turismo montano che cambia, tra mille opportunità.

Il mercato legato allo sci tradizionale in Italia è in declino: a dirlo sono i numeri di diversi rapporti, a cominciare dall’International Report on Snow and Mountain Tourism del 2015, elaborati da Legambiente e Vivilitalia, che confermano l’inesorabile calo dei classici sport invernali. Parallelamente si registra un aumento d’interesse per discipline più legate all’ambiente, come le ciaspole e lo sci alpinismo. Si tratta di una tendenza che trova riscontro in gran parte dei Paesi europei, dove si sono moltiplicate vacanze tendenzialmente più brevi, ma con richieste più esigenti e attente alla qualità dei servizi e dell’ambiente.

«In molte località l’offerta turistica invernale punta esclusivamente alla monocultura dello sci, alimentando consuetudini particolarmente impattanti: grandi quantità di acqua ed energia spese per l’innevamento artificiale, il continuo ampliamento dei comprensori sciistici in aree sensibili e protette, l’aumento di traffico e smog per la sciata mordi e fuggi del fine settimana, il business delle seconde case che divorano suolo – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Il turista, però, oggi ricerca un turismo alimentato dal desiderio di esperienza, prima che di consumo, che coinvolga sport, contatto con la natura, tradizioni gastronomiche e scoperta delle culture locali».

Il turismo montano in Lombardia nell’ultimo anno ha fatto registrare un segnale di ripresa (1%). Per quanto riguarda il 2015, nel suo complesso, grazie ad un inverno freddo e ad un’estate calda, il quadrante montano è il solo a presentare risultati positivi per le presenze (+9,7%). Scendendo nel dettaglio: nei 42 comuni di fascia prealpina della provincia di Bergamo si sono registrate 83.000 presenze nel settore alberghiero, numeri che crescono se si considerano anche le strutture non alberghiere: 164.400 presenze, in particolare nella zona della Val Seriana. Dati che segnano un miglioramento della situazione rispetto all’anno precedente (+30%), con un particolare incremento della presenza degli stranieri nel territorio (+27% rispetto al 2014).

Per quanto riguarda la provincia di Brescia si registra un aumento del 40% delle presenze rispetto al 2014, con una forte crescita dei pernottamenti in rifugio. Anche per la Valtellina i dati sono in positivo: + 6% di presenze, con un incremento dei turisti provenienti dall’estero, in particolare da Belgio e Olanda (+12,10%). Tra le località più frequentate Bormio, che registra i numeri migliori nel mese agosto, seguito da Valdisotto, Valfurva e Valdidentro.

La settimana bianca ad esempio, un must per la maggior parte delle famiglie fino alla fine degli anni novanta, ha cambiato caratteristiche: è diventata sempre meno legata alla pratica dello sci da discesa o da fondo e sempre più ricca di proposte alternative, spesso anche più economiche. Lo sci tradizionale, infatti, è diventato dispendioso per molte famiglie che non riescono a sostenere costi elevati per le attrezzature e gli impianti di risalita, ma soprattutto è insidiato da pratiche di fruizione dell’ambiente montano più collettive: una discesa sugli sci è solitaria per definizione, mentre una ciaspolata o una passeggiata di Nordic Walking sono attività preferite perché ritenute più socializzanti. Tutto ciò ha contribuito a un allontanamento della popolazione italiana dallo sci alpino che ha fatto precipitare i praticanti di questa attività dal 5% della popolazione italiana al 2% nel periodo compreso tra il 1990 e il 2013.

«Il cambiamento in corso del turismo legato alla montagna – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile Legambiente Turismo - è sempre più evidente. Assistiamo a una vera e propria moltiplicazione delle pratiche più soft e meno invasive che accompagnano la modifica degli stili di vita delle persone, garantendo per la montagna un allungamento significativo della stagione e nello stesso tempo la diffusione di una serie di attività come le ciaspole, lo sci alpinismo e l’escursionismo, con un impatto molto meno significativo anche rispetto all’impiantistica e alla conservazione del patrimonio paesaggistico e naturalistico delle aree montane».

Il turismo legato alla montagna, infatti, non è in calo, come registrato dagli ultimi dati diffusi da Federalberghi, ma fa evidenziare un cambiamento legato alle nuove esigenze dei turisti e alle attività che preferiscono praticare, alla crescita dei cosiddetti Slons, acronimo che sta per «snow lovers no skiers», ovvero coloro che amano la neve ma non praticano lo sci. A ciò si aggiungano anche le difficoltà di innevamento derivanti dagli inverni sempre più miti che si stanno succedendo. Oggi, infatti, non si parla più di turismo dello sci, ma bensì di turismo della neve e della montagna d’inverno. Si cercano nuovi modi di vivere la montagna, con discipline più slow come lo sci nordico, il winter trekking e le escursioni con le ciaspole. Queste ultime, ad esempio, sono passate dai 322.000 praticanti in Italia nel 2010/11 ai 480.000 praticanti registrati nel 2013/14, con un aumento di oltre il 49%. Parallelamente sono diminuiti i praticanti dello snowboard, passando dai 590mila del 2010/11 ai 496mila del 2013/14, con una diminuzione percentuale del 16%. Appena apprezzabile, +0,8%, l’incremento nei praticanti dello sci (discesa e fondo), segno inequivocabile che questo settore ha raggiunto un livello di maturità che non riserverà sorprese positive in futuro. È vero e proprio boom invece per la pratica del Nordic Walking, le passeggiate con i bastoncini arrivati nel nostro Paese appena 8 anni fa dalla Finlandia. Allora gli istruttori di questa disciplina erano solamente due, mentre oggi se ne contano oltre 3000. A tutto ciò si aggiunga un’importanza sempre maggiore riservata dal turista/consumatore alla qualità dell’accoglienza, del benessere e della gastronomia: aspetti sempre più importanti nella scelta della vacanza.

Anche il fatturato sull’abbigliamento tecnico e sugli articoli outdoor ha avuto nel 2015 un’impennata di oltre il 2,5%, rispetto al 2014, secondo quanto dichiarato dal 73% degli operatori di settore intervistati. Segno tangibile, e importante, di un cambio di rotta rispetto all’approccio dell’intero turismo legato alla montagna.

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