«Bisogna convivere con le diversità»
Appello Caritas, sindacati, associazioni

« La tragedia di Rosarno parla a tutto il Paese: bisogna ricostruire delle relazioni che mettano al centro la capacità di convivere con le diversità, del vivere insieme». Lo scrivono in una lettere aperta Cgil, Cisl,Uil, Acli, Arci, Caritas Diocesana, Celim, Comunità Ruah, Emergency, Rete 28 marzo, Tavola della Pace.

«Quello che è successo nei giorni scorsi a Rosarno potrebbe facilmente accadere in altre parti d’Italia dove, nell’agricoltura ed in altri settori produttivi, migliaia di immigrati irregolari sono costretti a lavorare e vivere al limite dell’umano tollerabile, sottoposti ai ricatti di chi vive di economia sommersa, anche a causa dell’attuale normativa sull’immigrazione che condanna all’espulsione chiunque decida di denunciare le condizioni di lavoro.

La tragedia di Rosarno parla a tutto il Paese: bisogna ricostruire delle relazioni che mettano al centro la capacità di convivere con le diversità, del vivere insieme, del rispetto di diritti e di doveri di cittadinanza e del lavoro per tutti e da parte di tutti. Questa situazione è il frutto di una politica migratoria non governata e dell’incancrenirsi di situazioni di estremo sfruttamento e degrado, dove lo sbocco della guerra tra poveri, presto o tardi, rischia di diventare l’esito più probabile. Rosarno parla anche alla realtà dell’immigrazione del nostro territorio.

Abbiamo assistito in queste settimane a scelte politiche di diverse amministrazioni locali ingiuste e inaccettabili. Pretendere di usare la cittadinanza come criterio distintivo nell’erogazione di prestazioni sociali (sostegni ai disoccupati, contributi per la prima casa, fino al rimborso delle spese dentistiche per i soli bambini italiani) oltre che ad essere chiaramente anticostituzionale segna pericolosamente la volontà di creare divisioni tra lavoratori italiani e non, tra cittadini, tra famiglie.

E’ invece su politiche di inclusione e di sostegno a tutte le famiglie che si trovano coinvolte dalla crisi economica che occorre puntare per rinsaldare una vera coesione sociale basata sui valori della solidarietà e dell’accoglienza. Per questo riteniamo che stia a tutta la società bergamasca rifiutare queste logiche di intervento che danno in modo irresponsabile dignità politica agli egoismi e alle chiusure. La realtà sociale bergamasca con le molteplici e articolate esperienze di volontariato e di associazionismo è molto più ricca e migliore dall’immagine che traspare dalle dichiarazioni di qualche politico o amministratore bergamasco.

Sicuramente i provvedimenti discriminatori non potranno essere adottati vista la palese incongruenza con i criteri stabiliti dalla costituzione e dalla legislazione. Quello che preoccupa maggiormente è la volontà di ricercare un consenso popolare giocando pericolosamente sulle paure e sulle difficoltà economiche che ormai coinvolgono tante famiglie bergamasche. Occorre ricordare che per un immigrato la perdita del posto di lavoro porta dopo 6 mesi alla condizione di clandestinità e il ricorso al lavoro nero diventa la strada obbligata per i migranti irregolari per sopravvivere.

Sfruttando tutto ciò padroni senza scrupoli hanno favorito l’aumento di situazioni di sfruttamento. A questo si aggiunge la possibilità per la criminalità organizzata di avere un bacino di utenza in grande espansione per incrementare i propri profitti. La mancanza di politiche di accoglienza e di integrazione hanno esposto migliaia di lavoratori migranti a condizioni disumane. Se a tutto ciò aggiungiamo le campagne di odio, xenofobe e discriminatorie nei confronti degli stranieri si rischia di moltiplicare le situazioni potenzialmente esplosive. Ogni forma di violenza va condannata ma non possiamo non essere al fianco di chi cerca di difendere la propria dignità di uomo e di lavoratore.

Occorre cambiare politica: - deve essere consentita ai lavoratori stranieri costretti al lavoro nero, l’emersione dalla condizione di irregolarità come è stato fatto per colf e badanti - la durata del permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro, anche in considerazione della crisi economica, va prolungata dai 6 mesi ad almeno tutto il periodo degli ammortizzatori sociali di disoccupazione e mobilità.

Cgil, Cisl,Uil, Acli, Arci, Caritas Diocesana, Celim, Comunità Ruah, Emergency, Rete 28 marzo, Tavola della Pace

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