Razzia ai magazzini «Aiazzone»:
4 denunciati. Ressa anche giovedì

Dei duecento che nel pomeriggio del primo giugno hanno razziato il grande magazzino di arredamento Aiazzone di Pognano in quaranta sono stati identificati e quattro sono stati denunciati per furto. Fermata una decina di persone anche giovedì.

Dei duecento che nel pomeriggio del primo giugno hanno razziato il grande magazzino di arredamento Aiazzone di Pognano in quaranta sono stati identificati e quattro sono stati denunciati per furto. Sul caso lavorano i carabinieri di Treviglio.

Sergio Cotti, presidente dell'Unione bergamasca consumatori, che assiste i clienti del mobilificio rimasti vittime del dissesto finanziario della società, ha commentato: «Così si passa dalla parte del torto». Molti di coloro che hanno svuotato l'ex magazzino, chiuso per fallimento da febbraio, erano clienti che avevano pagato merce mai ricevuta oppure dipendenti con mesi di stipendi arretrati.

«Chiediamo che non ci sia alcuna denuncia nei confronti delle 200 persone che dopo mesi di esasperanti raggiri, di mancato pagamento di stipendi, di mancate consegne di merci hanno ritenuto di mettere in atto un'azione collettiva per cercare di riavere parte del maltolto», ha dichiarato invece Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc/Fds: «Nel caso in cui ci venisse richiesto Rifondazione comunista/Federazione della sinistra di Bergamo è disponibile a mettere a disposizione la sua assistenza legale ai lavoratori e cittadini truffati dalla Aiazzone».


Anche nel pomeriggio di giovedì 2 giugno, comunque, alcuni creditori imbufaliti si sono presentati al magazzino ed ex punto vendita di Aiazzone a Pognano a pretendere mobili e altri arredi da portare via, per farsi giustizia da soli. Si tratta per lo più di ex clienti che avevano già pagato i mobili da ritirare ma erano rimasti fregati dal crac della società piemontese, per la quale è aperta la procedura fallimentare.

Soldi versati, ma niente mobili. I carabinieri hanno dovuto fermare una decina di persone circa, che sono state identificate, ma per ora non denunciate. Tutte, pur avendo saputo che i carabinieri erano già intervenuti mercoledì per fermare la catena di furti, si sono ripresentate sul posto, chiedendo ai militari di «comprendere la particolare situazione».

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