«Libia, io bergamasco
tra i ribelli di Misurata»

Da un mese Giovanni Diffidenti, fotoreporter di Verdello, si trova su uno dei fronti più delicati del conflitto libico per capire che cosa spinge un civile a imbracciare le armi della ribellione, a sacrificare la vita pur di destituire il leader di un regime.

A Daffnia i ribelli guardano negli occhi le truppe del colonnello Muammar Gheddafi. Qualcuno si è spinto a Zlitan e poi sempre più vicino a Tripoli. Per sconfiggere il regime bisogna espugnare la capitale. La Nato ha ordinato di tenere le posizioni e non avanzare, ma i ribelli hanno rispettato l'indicazione per qualche giorno e poi hanno iniziato nuovamente a conquistare terreno.

Da un mese Giovanni Diffidenti, 50enne fotoreporter di Verdello, si trova su uno dei fronti più delicati del conflitto libico per capire che cosa spinge un civile a imbracciare le armi della ribellione, quali sono le ragioni profonde che portano a sacrificare la vita pur di destituire il leader di un regime lungo 42 anni.

Per capire che cosa trasforma un uomo qualsiasi in un soldato, che cosa porta a una rivolta così profonda come quella araba, documentare ancora una volta un conflitto e le sue tragiche conseguenze sulle vite umane. È partito, a sue spese, assumendosi i rischi.

Vive in un modesto albergo, un palazzo rimasto in piedi tra quelli trivellati dalle bombe, una stanza che ormai gli cedono gratis, e fa la spola dalla città dell'assedio più rovinoso, Misurata, fino al nuovo fronte, quello più estremo, a Daffnia e Zlitan, quello in cui il nemico si riesce quasi a guardarlo negli occhi, quello a un passo da Tripoli.

Per il momento, racconta attraverso uno scambio frammentato di e-mail, non ha intenzione di tornare. C'è ancora da raccontare e il suo posto è lì dove ci sono solo pochi giornalisti della Bbc, di Al Jazeera, delle agenzie Reuters e Afp. Sono loro i testimoni di ciò che accade in Libia.

«Tripoli è ancora sotto i bombardamenti - racconta - ma a poco a poco si sta riprendendo dall'assedio. I negozi riaprono: l'elettricità c'è a singhiozzo, si vedono le code per il pane. L'acqua c'è. La gente di Misurata è molto attiva. Vogliono vedere la loro città pulita. Stanno sistemando i lampioni delle strade. Alcuni hanno già incominciato a riparare le loro case, i negozi. Le scuole non sono aperte, ma per i più piccoli, in alcuni quartieri, hanno avviato programmi di disegno, canto, giochi. Molta gente fa volontariato, di diverso tipo: chi pulisce le strade, chi lavora all'ospedale, anche nell'hotel dove sono ospitato, tutti sono volontari. C'è chi porta il cibo al fronte».

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