Il kebab in consiglio comunale
Norma indigesta alle minoranze

Pizza e kebab. Questo il menu del Consiglio comunale La prima è arrivata verso le 20,30, e in tanti ne hanno approfittato per uno spuntino. Il secondo è stato invece al centro della delibera che è risultata indigesta soprattutto alle opposizioni.

Pizza e kebab. Il menu dell'ultima e lunghissima seduta del Consiglio prima della pausa estiva, è questo. La prima arriva verso le 20,30, e in tanti ne approfittano per una pausa con spuntino. Il secondo, anche se nessuno lo cita esplicitamente, è invece al centro della delibera che va indigesta soprattutto alle opposizioni.

Si tratta infatti della variante urbanistica indispensabile all'adozione di quei criteri – derivanti dalla normativa regionale – con cui i Comuni dovrebbero cercare di indirizzare il commercio nelle aree di particolare interesse storico. In pratica un passaggio preliminare per individuare le zone, Città Alta in primis, da sottoporre alla successiva regolamentazione che qualcuno ha già ribattezzato «antikebab».

E proprio sull'iter le minoranze giocano la loro prima carta. Approfittando infatti dell'assenza di alcuni consiglieri di maggioranza, chiedono una sospensiva denunciando il fatto che con questa procedura la variante resterebbe «lettera morta» (Marco Brembilla, Pd). Visti i numeri la maggioranza andrebbe sotto, ma la pausa che segue la verifica del numero legale (mancante) è sufficiente a recuperare i consiglieri indispensabili e a respingere la richiesta della minoranza.

Si va avanti – dopo mezz'oretta di scintille su entrambi i fronti – e si entra nel merito della delibera: «Con questo provvedimento – spiega l'assessore all'Urbanistica Andrea Pezzotta – definiamo le aree entro le quali dovrà essere applicato il regolamento edilizio e commerciale per la salvaguardia dei valori cui fa riferimento la legge regionale». «Non c'è alcun intento discriminatorio – aggiunge l'assessore al Commercio Enrica Foppa Pedretti – l'obiettivo è molto più ambizioso e cioè porre dei limiti sui prodotti offerti o a livello estetico in modo da garantire un'offerta differenziata a servizio del cittadino e per la salvaguardare il territorio». «Insistere molto sulla questione merceologica – replica Stefano Zenoni (Lista Bruni) - è uno spreco di energie che potrebbero invece essere concentrate in maniera più utile sull'individuazione di regole architettoniche ed estetiche come il piano vetrine oppure un albo degli esercizi storici».

«Sul piano regolamentare – aggiunge Pietro Vertova (Verdi) – il provvedimento è di difficile applicazione e sembra più una strategia per accentrare sempre più potere e arbitrarietà sul piano politico a discapito dei cittadini». Tutto chiaro ma non basta: via libera con il voto contrario delle minoranze e l'astensione di Giuseppe Mazzoleni.

E. Fa.

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