«Altri bimbi vivranno grazie a lui»
Il dramma del papà di Mohamede

Anche lunedì 12 novembre Djiby Sy ha trascorso gran parte della giornata all'ospedale San Raffaele di Milano, per stare ancora un po' vicino al suo piccolo Mohamede. Il bimbo di 15 mesi era morto nella tarda serata di sabato.

Anche lunedì 12 novembre Djiby Sy ha trascorso gran parte della giornata all'ospedale San Raffaele di Milano, per stare ancora un po' vicino al suo piccolo Mohamede. Il bimbo di 15 mesi era morto nella tarda serata di sabato, a due giorni di distanza dall'inspiegabile azione della mamma, che lo aveva trascinato con sé nelle acqua gelide dell'Adda.

Il trentaseienne senegalese ha trovato nelle parole dei medici grande sostegno alla sua disperazione, generata dall'incomprensibile gesto della moglie Dahinatou Langane, ora ricoverata nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Treviglio, dopo un primo ricovero nella struttura ospedaliera di Melzo.

L'uomo non riesce ancora a darsi pace per la perdita del suo unico figlio, dichiarato clinicamente morto già venerdì sera, il giorno dopo l'accaduto. «L'unico conforto è che gli organi del mio Mohamede sono andati ad altri bambini - ha sostenuto -, che almeno avranno la fortuna di vivere, cosa che non è stata possibile per il mio piccolo».

Il padre aveva acconsentito al prelievo degli organi del suo figlioletto senza titubanze: «Non ci ho pensato due volte e sono convinto di avere fatto un'azione giusta». Ieri il senegalese ha raggiunto l'ospedale milanese insieme ad alcuni suoi amici connazionali, per sapere quando potrà riavere il suo bimbo. «Mi hanno detto che è possibile che venga ordinata dalla magistratura l'autopsia sul corpicino di Mohamede - dice Djiby Sy - ma per saperlo esattamente dovrò attendere domani pomeriggio (oggi per chi legge, ndr), poi vedremo come comportarci».

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