La vedova del m.llo D'Andrea
«No alla grazia a Vallanzasca»

La vedova del maresciallo della Stradale, Luigi D'Andrea, ucciso a Dalmine nel 1977, ha ribadito lunedì 19 novembre - la sua contrarietà alla concessione della grazia a Vallanzasca spiegando che l'ex bandito «non ha mai dato segnali positivi, anzi».

La vedova del maresciallo della Polizia stradale, Luigi D'Andrea, ucciso a Dalmine nel 1977, ha ribadito lunedì 19 novembre la sua contrarietà alla concessione della grazia a Renato Vallanzasca spiegando che il bel Renè «non ha mai dato segnali positivi, anzi li ha dati in negativo».

Gabriella Vitali, nel corso della conferenza stampa nella sede del Consiglio regionale, ha chiesto che non fosse fatto «il nome dell'assassino di mio marito». Poi, in seguito alle domande dei giornalisti, ha detto che da parte dell'ex capo della mala milanese «non ci sono mai stati segnali positivi». «Non ha mai chiesto scusa» ha detto la vedova D'Andrea che ha proseguito: «Oggi non voglio neanche nominarlo – ha detto -, ma preferisco parlare della realtà della nostra neonata associazione istituita per ricordare tutti coloro che sono caduti nell'adempimento del loro dovere al servizio dello Stato e dei cittadini. Per un giorno parliamo solo di cose belle, consapevoli comunque che non può esserci grazia per chi non riconosce almeno di aver sbagliato chiedendo perdono».

La conferenza stampa era l'occasione per presentare la nascita dell'associazione intitolata a suo marito che si batte per il rispetto della legalità e per la certezza della pena. Per il vice presidente del Consiglio regionale lombardo, Carlo Saffioti, per la concessione della grazia a Renato Vallanzasca è necessario «un reale atto di costrizione rispetto alle tragedie che Vallanzasca ha causato». Saffioti, che ha partecipato a una conferenza stampa per la presentazione dell'associazione «Maresciallo Luigi D'Andrea», una delle vittime dell'ex capo della mala milanese, ha aggiunto che «se c'è un reale atto di costrizione ciò può avere un senso, altrimenti si tratta solo di un buonismo di Stato verso il quale sono personalmente contrario».

È giusto concedere la grazia a un assassino che non ha chiesto perdono ai familiari delle vittime? Per Saffioti la concessione della grazia ha senso solo davanti a una richiesta di perdono che l'assassino deve avanzare prima di tutto ai familiari, dimostrando un pentimento reale per quanto commesso. «I familiari delle vittime - ha detto il politico - non possono avere diritti che hanno valore inferiore rispetto a quelli di chi ha commesso l'omicidio, e le istituzioni hanno doveri precisi nell'aiutare e nell'assistere i familiari delle vittime».

Alla conferenza stampa erano presenti anche il consigliere provinciale bergamasco Matteo Oriani, parente di Margherita Magello, uccisa a coltellate a 24 anni nel 1976 (per l'omicidio venne condannato Massimo Carlotto, poi «graziato» da Scalfaro e oggi giallista di successo) e il sindaco di Dalmine Claudia Terzi. «Spetta allo Stato o ai familiari delle vittime concedere il perdono? Chi commette reati così gravi, può avere diritto all'oblio?», si è chiesto Matteo Oriani, mentre il sindaco di Dalmine ha posto l'accento sul fatto che «le istituzioni devono fare molto di più e iniziative come la costituzione di questa associazione non possono essere frutto solo dell'iniziativa personale dei familiari».

L'Associazione «Maresciallo Luigi D'Andrea», di cui è presidente Gabriella Vitali, è stata costituita ufficialmente quest'anno in occasione della ricorrenza del 35° anniversario dalla strage di Dalmine. L'associazione si propone la promozione del ricordo delle vittime e la promozione della legalità soprattutto nelle scuole, il sostegno alle Forze dell'Ordine e l'organizzazione di iniziative su temi quali la giustizia e la certezza della pena. In rappresentanza dell'associazione, erano presenti anche Pietro Macconi, Paola Perego e Marco Carminati.

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