«Pensavo fossero anche in casa
Ho nascosto moglie e figlia»

«Pensavo che fossero entrati in casa, ho messo al sicuro moglie e figlie e mi sono affacciato alla finestra. Ho urlato "cosa fate, cosa fate???" ma non è servito: ho preso la pistola». È il racconto che Angelo Cerioli, scarcerato, ha fatto a un amico.

«Pensavo che fossero entrati in casa, ho messo al sicuro moglie e figlie e mi sono affacciato alla finestra. Ho urlato "cosa fate, cosa fate???" ma non è servito: ho preso la pistola e ho sparato per intimidirli, non mi sono reso conto di avere ucciso un uomo».

È questo il racconto che Angelo Cerioli ha fatto all'amico Desiderio Mauri, domenica pomeriggio, appena è tornato a casa.

«È un uomo distrutto, l'ho visto ancora tremante e spaventato – spiega Mauri – soprattutto è preoccupato per la famiglia, ha paura che gli amici del romeno che ha ucciso tornino per vendicarsi. E ha sempre un morto sulla coscienza, un peso che gli rimarrà tutta la vita».

«Angelo - prosegue l'amico - è una persona per bene, siamo amici da tanti anni e gli ho detto che, per qualsiasi cosa, può contare sul mio aiuto. Ma non si può vivere in queste condizioni, continuamente bersagliati dai ladri, con la paura che ti entrino in casa di giorno e di notte. Io e mia moglie, che abbiamo la casa accanto a quella di Angelo, siamo andati a vivere a Treviglio. Anche i miei due figli vivevano qui e sono scappati: ora resta una grande casa vuota in cui c'è solo il custode con la sua famiglia».

Leggi tutto il racconto su L'Eco di Bergamo del 26 novembre

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