Caravaggio, lungo sopralluogo:
«cercate di capirci, siamo in crisi»

Lunedì pomeriggio Angelo Cerioli e il suo avvocato, Davide Mancusi, hanno compiuto un lungo sopralluogo sul luogo del delitto. «Preferiamo non rilasciare dichiarazioni», commenta Cerioli. «Cercate di capirci - supplica la moglie -, in questo momento siamo in crisi».

Lunedì pomeriggio, nell'abitazione di via Mozzanica, Angelo Cerioli (l'uomo che nella notte tra sabato e domenica ha ucciso accidentalmente uno dei ladri che stava rubando nel suo negozio, alle porte di Caravaggio) - e l'avvocato Davide Mancusi, difensore del 52enne caravaggino, hanno compiuto un lungo e accurato sopralluogo, ripercorrendo il tragitto di fuga dei ladri e quanto fatto dal commerciante una volta affacciatosi alla finestra da cui sono stati esplosi i due colpi.

«Preferiamo non rilasciare dichiarazioni», ha commentato Cerioli. «Cercate di capirci - ha supplicato la moglie -, in questo momento siamo in crisi».

L'esito di questa inchiesta per omicidio volontario si giocherà però su un'altra perizia, quella balistica, che il pm Gianluigi Dettori ha in animo di commissionare. Perché il nodo di questa vicenda, dal punto di vista penale, ha una sola domanda cui rispondere: Cerioli ha sparato a caso, come giura, oppure ha preso la mira?

Il drammatico epidosio è maturato tra l'adrenalina della paura e l'esasperazione, con il commerciante di articoli di giardinaggio - in passato già narcotizzato, derubato e rapinato per due volte - pronto a sparare per difendere dai ladri il suo negozio.

Stavolta c'è scappato il morto: un romeno di 43 anni, che abitava in via Padova a Milano, con precedenti per furto, trovato con due fori di proiettile calibro 38 nella schiena. Era a terra, accanto alle tre motoseghe con cui cercava di fuggire e mentre i complici si dileguavano nel buio della notte. Respirava ancora, è rimasto in vita per un'altra ora, quando anche il rianimatore dell'ambulanza del 118 s'è arreso.

Il commerciante era stato svegliato dai rumori che giungevano dal negozio sotto casa. I ladri stavano sfondando le vetrate, lui - secondo quanto ha raccontato - temeva che stessero tentando di entrare nell'abitazione che coi locali dell'attività commerciale è collegata. Così ha messo al sicuro la moglie e le figlie di 23 e 16 anni in una stanza, e s'è affacciato alla finestra impugnando il revolver Taurus che regolarmente teneva nella cassaforte con 5 colpi in canna.

Due li ha esplosi dall'alto verso il cortile, quando Baciu si trovava a una ventina di metri: entrambi a segno. Il romeno, che cercava di fuggire verso i campi, ha fatto un'altra decina di passi, poi è stramazzato.

Cerioli ha riposto il revolver nel forziere, accanto a una semiautomatica Beretta calibro 9 (detenuta con regolare autorizzazione così come un fucile da caccia arrugginito), e ha atteso l'arrivo dei militari barricato in casa per la paura. Baciu è stato identificato grazie al documento che aveva in tasca.

«Andate laggiù, c'è qualcuno che si sta lamentando» ha detto ai carabinieri al loro arrivo, affacciato alla finestra da cui poco prima aveva fatto fuoco, ma anziché il revolver puntava l'indice per mostrare ai militari la direzione da cui arrivavano i rantoli di Dumitru Baciu.

«Non volevo uccidere, ho sparato solo per spaventarli. Non ho preso la mira», ha spiegato Cerioli al pm Dettori un'ora più tardi. Era ancora scosso e forse non s'era ancora reso conto di aver ucciso. Neppure la figlia che aveva telefonato al 112 s'immaginava che in cortile ci fosse un uomo in fin di vita: «Correte, abbiamo i ladri in casa. Mio padre ha sparato due colpi, sentiamo dei lamenti».

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