Servizi sociali, brutta notizia
Dalla Regione tagliati i fondi

Se i tagli dallo Stato non sono più una novità, la notizia del giorno è in realtà che anche la Regione ha tolto un milione ai servizi sociali della Bergamasca. Anziché i previsti 7 milioni e 300, ecco solo 6 milioni.

Se i tagli dallo Stato non sono più una novità, la notizia del giorno è in realtà che anche la Regione ha tolto un milione ai servizi sociali della Bergamasca. Ma come? La Giunta Formigoni aveva annunciato un paio di mesi fa 94 milioni per tutta la Lombardia e l'avvio della sperimentazione dei voucher, ma in questi giorni negli uffici al quinto piano dell'Asl di Bergamo, dove lavora lo staff del Consiglio di rappresentanza dei sindaci, i calcoli non tornano. E il boccone amaro nasce proprio dalla rivoluzione dei voucher, perché assegnando i fondi direttamente alle famiglie e non ai 14 distretti bergamaschi (quindi ai comuni) è chiaro che prevalgono le province più grandi come Milano. Così la sperimentazione tanto criticata a Bergamo ha confermato tutti i suoi limiti: l'effetto in casa nostra è di un milione di euro in meno per i servizi sociali. Anziché i previsti 7 milioni e 300, ecco solo 6 milioni.

La prima ricaduta è che i nostri Comuni si trovano di fronte a un bivio: o rifinanziare di tasca propria i servizi o sospenderne alcuni. La prima ipotesi è sempre meno percorribile perché la spesa dei Comuni è cresciuta in modo esponenziale rispetto ai finanziamenti, quindi è arrivata al punto di rottura. La seconda ipotesi rischia di provocare situazioni a catena devastanti per le nostre comunità. La Bergamasca ha più famiglie con un anziano (195.000 persone sopra i 65 anni, di cui 179 sopra i 100) che con un minore. Negli ultimi cinque anni di vita le persone consumano più sanità che in tutto il percorso di vita (sopra i 75 anni 1 su 4 ha un ricovero ospedaliero), nella nostra provincia si stimano circa 1.6000 persone non autosufficenti e 23.0000 affette da patologie croniche (naturalmente non solo anziani). Chi fa l'assistenza domiciliare a queste persone oggi? Per 6.000 di questi c'è l'Adi (cioè l'Asl), per 3.500 il Sad (il Comune), per 12.000 la badante (cioè la famiglia). Se viene meno il sostegno a queste realtà, salta il sistema sociale della comunità. Ed è solo un settore, poi c'è tutta l'area della disabilità, dell'infanzia e dell'adolescenza, dell'inclusione degli immigrati, della non autosufficienza, delle politiche giovanili e della famiglia. Se nel 2012 la contrazione dei fondi non si era fatta sentire in modo così pesante è anche grazie al fatto che per due anni sono stati usati fondi regionali socio-sanitari, ma ora è finita l'operatività del decreto e quindi pure questi finanziamenti vengono meno.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 6 dicembre

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