Cuori artificiali, record bergamasco:
l'80% dei pazienti sopravvive al 1° anno

Il cuore artificiale. Un ponte per arrivare al trapianto dell'organo vero, ma anche una strada alternativa. In Italia negli ultimi tre anni ne sono stati impiantati 221, di cui 13 a Bergamo. Con un alto tasso di sopravvivenza a un anno: 68% a livello nazionale, 80% nella nostra provincia.

Il cuore artificiale. Un ponte per arrivare al trapianto dell'organo vero, ma anche una strada alternativa ad esso. In Italia negli ultimi tre anni ne sono stati impiantati 221, di cui 13 a Bergamo. Con un alto tasso di sopravvivenza ad un anno: 68% a livello nazionale, 80% nella nostra provincia.

Percentuali nettamente superiori alla sola terapia medica, il cui tasso di sopravvivenza medio è stimato intorno al 40-50%. Anche se vengono chiamati «cuori», questi dispositivi in realtà non sostituiscono completamente l'organo, ma lo aiutano: sono infatti sistemi meccanici di assistenza al circolo (Mcs) e sistemi di assistenza ventricolare (Vad).

Agli Ospedali Riuniti - da pochi giorni Ospedale Papa Giovanni XXIII - per due dei 13 pazienti il Vad è stata la terapia definitiva, per gli altri 11 un ponte al trapianto che cinque di loro hanno già subìto. L'anno di lavoro più intenso per il Dipartimento cardiovascolare diretto da Paolo Ferrazzi è stato proprio il 2012: otto gli interventi eseguiti quest'anno, quattro lo scorso anno e uno nel 2010.

Ma Bergamo è già da 25 anni in prima linea sul fronte dello sviluppo sperimentale e clinico di dispositivi di assistenza ventricolare meccanica. Fu proprio il dottor Ferrazzi, nel 1986, a effettuare le più lunga assistenza ventricolare sinistra al mondo nell'adulto: 45 giorni su un paziente che poi fu sottoposto a trapianto di cuore.

Ferrazzi è stato anche responsabile dal 1988 al '91 del Programma svizzero per il cuore artificiale (Istituto di ricerca cardiovascolare di Sion) e dal '91 al 2000 ha diretto il Programma di ricerca sul cuore artificiale del Cnr. «Non possiamo che essere orgogliosi di aver aperto questa strada - spiega Ferrazzi -: siamo partiti quando il tasso di sopravvivenza era di circa il 50%, poi anno dopo anno si sono ottenuti risultati sempre migliori, grazie anche all'introduzione di device più evoluti, e si è arrivati all'80% attuale».

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