Mons. Beschi: il gesto del Papa
appello supremo alla conversione

«Raccogliamo il gesto di Papa Benedetto XVI come un appello supremo alla conversione. È un appello da raccogliere singolarmente e come Chiesa, ma anche nei passaggi esistenziali della nostra vita». Così monsignor Beschi al rito delle Ceneri.

«Raccogliamo il gesto di Papa Benedetto XVI come un appello supremo alla conversione. È un appello da raccogliere singolarmente e come Chiesa, ma anche nei passaggi esistenziali della nostra vita. Il tempo di Quaresima ci invita alla conversione, a ritornare a Dio e al Vangelo. Da tempo parliamo di crisi che tocca lavoro, economia, famiglia e sicurezza. Anche la conversione ha a che fare con la crisi, perché la conversione porta al rinnovamento di vita, con ricadute nella vita quotidiana, nelle famiglie e nella storia dei nostri paesi».

Ieri sera, primo giorno di Quaresima, il vescovo Francesco Beschi ha presieduto una solenne Concelebrazione eucaristica in Cattedrale, durante la quale ha ricevuto le ceneri sul capo e poi le ha imposte ai concelebranti, fra cui il vescovo ausiliare emerito Lino Belotti e il vicario generale monsignor Davide Pelucchi, e ai numerosi fedeli.

I canti sono stati eseguiti dalla Cappella musicale del Duomo. All'omelia, il vescovo ha ricordato il recente gesto del Papa, che lunedì ha annunciato il suo ritiro per il prossimo 28 febbraio. «Vogliamo condividere i nostri sentimenti e le nostre preghiere davanti alle dimissioni che il San Padre ha presentato alla Chiesa e al mondo, provocando un'ondata di preghiere, pensieri e sentimenti diversi. In questa Concelebrazione eucaristica, dopo essermi già espresso dopo l'annuncio del Pontefice, voglio raccogliere il gesto assolutamente impensato del Santo Padre come un forte appello alla conversione, a tornare a Dio, a tornare al Vangelo, a tornare al Signore che guida la sua Chiesa».

Monsignor Beschi ha ricordato che l'appello alla conversione accompagna da sempre la vita del cristiano ed è un appello ricorrente nelle parole dei profeti di Israele e nella vita pubblica di Gesù Cristo. «In questo tempo di Quaresima, bisogna accogliere in modo più forte e con più impegno l'appello alla conversione. È questa la ragione dei segni della Quaresima, cioè le ceneri, il digiuno, la preghiera, l'elemosina. Sono gesti che, più che appartenere all'ascetica, risvegliano l'attenzione verso le cose essenziali e fondamentali. La conversione esprime anche la consapevolezza che ci siamo allontanati dal Vangelo, oppure abbiamo accampato mille giustificazioni, oppure letto il Vangelo a nostra misura».

La conversione può giungere anche dai fatti dell'esistenza umana. «Può venire dopo un fallimento di vita — ha proseguito il vescovo —, dopo un rimprovero, dopo un rimorso, una inquietudine, un evento. Ma la vera conversione nasce dall'ascolto della Parola di Dio che provoca. Non possiamo essere cristiani e aderire al Vangelo senza un ascolto credente della Parola di Dio».

Concludendo, il vescovo ha ricordato un significato forte del messaggio per la Quaresima scritto da Benedetto XVI: «Non un amore senza fede, non una fede senza amore». Alle 13,30 di ieri, proposto delle Acli, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie si è tenuto un momento di preghiera per coloro che lavorano in città, guidato dal vicario generale monsignor Davide Pelucchi. Numerosi le persone intervenute, che hanno anche ricevuto le ceneri sul capo. Nella stessa chiesa e alla stessa ora, in tutti i prossimi venerdì di Quaresima si terrà un momento di preghiera e riflessione per quanti lavorano in città.

Carmelo Epis

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