Bombassei: dobbiamo stare uniti
L'Italia è Paese di grande risorse

Se a Bergamo Monti è arrivato largamente sopra il 15% e in provincia quasi al 12% dei voti, pochi dubitano che il merito sia di Alberto Bombassei, per l'effetto fiducia che un imprenditore «provato sul campo» ha innescato nella borghesia produttiva.

Se a Bergamo Monti è arrivato largamente sopra il 15% e in provincia quasi al 12% dei voti, pochi dubitano che il merito sia di Alberto Bombassei, per l'effetto fiducia che un imprenditore «provato sul campo» ha innescato nella borghesia produttiva, convinta che l'irrazionalità non porti lontano né un'azienda né una nazione. Adesso, sulla tolda della sua Brembo, Bombassei aspetta che il mar politico torni navigabile.

Presidente, se l'Italia fosse un'azienda, da che parte la prenderebbe?
«La ribalterei, a rispondere d'istinto. Si dice così, quando in un'azienda le cose sono da cambiare a fondo. Ma nel caso dell'Italia, accanto a molto da modificare, c'è molto da valorizzare: abbiamo potenzialità enormi inespresse e rimaniamo un grande Paese. Siamo diversificati, abbiamo agricoltura, turismo, cultura. E un manifatturiero raramente valorizzato, con imprese eccezionali, magari semisconosciute. Questa è l'Italia che chiunque governi deve valorizzare: se hai un tesoro in casa non lo butti nella spazzatura».

Dei tre milioni di ragazzi disoccupati che facciamo?
«Tre milioni con idee fresche e che son costati tanto in formazione, visto che son diplomati e laureati. Doppio danno economico: perché non li utilizziamo e perché se ne vanno ad arricchire altri Paesi che li prendono già pronti. Ancora in Confindustria e dopo, ho continuato a dire a tutti che questa era la priorità delle priorità. Occupazione e sviluppo, il resto viene a cascata. Ho avuto la sensazione, a volte, di essere un marziano. Ieri in aeroporto sono stato avvicinato da un ingegnere che mi ha messo in mano il suo curriculum... mai successo. Siamo a questo punto».

Che cosa teme?
Che la gente non tenga i nervi saldi e che qualcuno si lasci andare a dichiarazioni pericolose. Fino ad oggi la pace sociale ha retto. Abbiamo tutti il dovere di essere pacati e costruttivi».

Che squadra ci vorrebbe?
«Di persone credibili, oltre le età e gli schieramenti. La richiesta generale è di politici competenti. Ma per portar fuori il Paese dobbiamo sentirci uniti come italiani: o lo facciamo per convinzione o lo faremo per disperazione, ma non me lo auguro».

Leggi di più su L'Eco di domenica 3 marzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA