Il richiamo del vescovo sul lavoro
Il mondo imprenditoriale: allarme giusto

La preoccupazione per la difficile situazione economica espressa dal vescovo Francesco Beschi è condivisa dai rappresentanti del mondo del lavoro e sociale bergamasco. «Avverto il pericolo di una più forte tensione sociale con turbolenza destabilizzante» aveva detto alla festa di Sant'Alessandro.

La preoccupazione per la difficile situazione economica espressa dal vescovo Francesco Beschi è condivisa dai rappresentanti del mondo del lavoro e sociale bergamasco. «Avverto il pericolo di una più forte tensione sociale con turbolenza destabilizzante» ha detto lunedì monsignor Beschi nel corso dell'omelia pronunciata durante la celebrazione in Duomo in occasione della festa patronale di Sant'Alessandro.

«L'affermazione è importante perché suggerisce l'urgenza di lavorare per la coesione sociale. È necessario mantenere alta l'attenzione da parte del mondo sociale e politico per stemperare la tensione con azioni concrete da mettere in agenda per le prossime settimane» commenta Ferdinando Piccinini, segretario della Cisl Bergamo.

«Sottoscrivo in pieno quando detto dal vescovo Beschi che, come sempre, dimostra di essere vicino al mondo del lavoro. Lo ringrazio di aver parlato di disoccupazione e giovani. Sappiamo di avere in lui un alleato e un amico - dice Luigi Brescani, segretario provinciale della Cgil -. I rischi di esplosione sociale ci sono: come sindacato facciamo di tutto perché non si verifichino, lavorando con pazienza e determinazione».

Per Marco Tullio Cicerone, segretario generale della Uil Bergamo, «la lettura del vescovo si dimostra attenta alle difficoltà presenti nel territorio bergamasco, difficoltà che inizialmente hanno colpito più i lavoratori extracomunitari, privi di reti familiari di sostegno, ma che ora toccano gli italiani». I segnali di ripresa per Cicerone sono ancora troppo «timidi» per un'inversione di tendenza: «Perché sia significativa la crescita dovrebbe superare il 2,5% e soprattutto il governo dovrebbe inaugurare politiche attive che portino all'inserimento occupazionale».

Anche per Stefano Cofini di Confindustria Bergamo è necessaria la prudenza perché ad una piccola ripresa del mercato non corrisponde direttamente un incremento occupazionale: «La situazione non è rosea, ma personalmente trovo che parlare di forti tensioni sociali sia un po' eccessivo. Io non userei quell'aggettivo».

Sono da interpretare come luce in fondo al tunnel i segnali di ripresa per Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Bergamo: «Per la Camera di Commercio è palpabile il miglioramento nei settori dell'industria, artigianato e commercio: una boccata di aria fresca che non respiravamo da tanto»; inoltre questi dati possono avere un effetto psicologico positivo: «Certo l'incertezza del governo non aiuta. In questo senso le parole pronunciate dal vescovo sono profondamente vere e descrivono lo scoramento della comunità».

Meno ottimista sul futuro e duro nel giudizio nei confronti del governo Angelo Carrara, presidente dell'Associazione Artigiani: «Come non avvertire il rischio di tensioni sociali segnalate dal vescovo Beschi, se i partiti, che dovrebbero dare l'esempio, mantengono alto il livello di conflittualità? Si tratta di un comportamento scellerato, non c'è altro termine per descriverlo». Forti le preoccupazioni degli artigiani: «Non si sta verificando una contrapposizione tra datori e dipendenti, al contrario molti imprenditori si adoperano per aiutare i propri dipendenti, per esempio per fare in modo che possano ottenere l'anticipo della cassa integrazione dall'Inps. In questo senso c'è una grande solidarietà».

«Il perdurare della mancanza di lavoro, che comporta la perdita di dignità della persona, rischia di diventare un problema sociale serio - sottolinea Alberto Capitanio, presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo - e ringrazio il vescovo per aver esplicitato la questione». Non ci sono ricette facili per superare questo momento, in cui si intravedono segnali positivi, ma che richiedono tempi più lunghi per una ricaduta dal punto di vista occupazionale: «Le risposte devono favorire l'accesso al lavoro e soprattutto devono chiamare in causa la responsabilità di tutti» conclude Capitanio.

Laura Capitanio

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