Dagli scontri agli arresti:
ecco cosa era successo

DAGLI SCONTRI AGLI ARRESTI
Cinque tifosi bergamaschi fermati, di cui tre poi arrestati, un agente contuso, una rissa pre-gara, uno strascico di schermaglie e appostamenti minacciosi che nel dopopartita hanno tenuto i tifosi ospiti in ostaggio dentro lo stadio fino a tarda notte. È il bilancio del «contorno» di Atalanta-Catania, disputata mercoledì sera 23 settembre allo stadio comunale.

Tre quindi gli arrestati: L.R., imbianchino 27enne di Almenno, con già notificato il divieto di accedere alle manifestazioni sportive; A.M., barista 35enne di Seriate e G.V., odontotecnico di 30 anni residente a Bergamo. I tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: il pm ha chiesto la convalida della custodia cautelare in carcere, ma il difensore si è opposto. Questo perchè, ecco la motivazione, gli è stato «impedito, con decreto motivato ma non scritto del pm, di parlare con i suoi assistiti nella serata dell'arresto». Il procedimento sarebbe quindi motivo di nullità dell'arresto stesso. Il giudice ha dato allora ragione all'avvocato difensore rilevando il vizio formale da lui segnalato e - dato che per convalidare l'arresto la legge mette a disposizione 48 ore - ha rinviato il processo e l'interrogatorio dei tre tifosi, per venerdì 25 settembre alle 9.

Intanto nella serata di mercoledì, dopo il match, i 57 tifosi del Catania che erano scesi dal pullman per rispondere all'imboscata organizzata dai tifosi atalantini prima della partita, sono stati trasferiti in questura prima di partire da Orio al Serio per la Sicilia. Identificati, sono stati tutti denunciati per rissa.

Ora, attraverso i filmati effettuati dalle telecamere della zona adiacente allo stadio e le testimonianze raccolte, gli agenti della Digos e della polizia scientifica di Bergamo cercheranno di identificare anche i tifosi atalantini che intorno alle 19 hanno preso di mira il pullman dei tifosi siciliani: obiettivo è quello di denunciare anche questi per rissa. Durante gli scontri, inoltre, sono numerose le auto dei residenti e passanti che sono state danneggiate.

Atti vandalici si sono verificati anche nei confrontun'auto della polizia, così come sono stati forzati i tornelli di accesso allo stadio, gli agenti hanno sequestrato sassi, bottiglie, un casco e diversi passamontagna.

Da parte della questura di Bergamo resta però aperta la porta del dialogo con i tifosi atalantini: «Con l'arrivo del nuovo questore Turillo - spiegano il vicequestore vicario Francesco Messina e il Capo di Gabinetto Alessandra FAranda Cordella - avevamo avviato un fase di confronto con i tifosi. Ora resta confermata la nostra disponibilità al dialogo, ma ci attendiamo maggiore leatà, eprchè situazioni da Far West come questa non possono essere tollerate».


COSA E' SUCCESSO PRIMA DELLA PARTITA

Intorno alle 19 l'autobus che trasportava allo stadio una sessantina di tifosi del Catania, scortati da qualche pattuglia della polizia e dagli agenti della Digos, è stato letteralmente preso d'assalto da un centinaio di ultrà atalantini, alcuni con i volti coperti da sciarpe.

L'agguato è avvenuto in via Pinetti, una laterale di via Baioni, nelle vicinanze dello stadio. Si è trattato di una vera e propria imboscata: i tifosi hanno cominciato scagliando contro l'autobus (un vecchio mezzo dell'Atb utilizzato per il trasbordo dei tifosi) una fitta pioggia di sassi e bottiglie.

In breve la situazione è degenerata: gli ultrà del Catania, a loro volta, hanno costretto l'autista del bus a fermarsi e sono scesi dal mezzo, ingaggiando un corpo a corpo con gli atalantini. Sono volati pugni e calci dall'una e dall'altra parte.

Immediatamente il reparto mobile della polizia di Stato, che si trovava nelle vicinanze del settore ospiti, ha raggiunto il luogo dell'imboscata. Decine di agenti in assetto antisommossa sono riusciti a far risalire i tifosi siciliani sull'autobus e a disperdere gli atalantini, bloccandone cinque.

Riportata la situazione alla calma, la polizia è riuscita a scortare i tifosi del Catania all'interno dello stadio. Ma la tensione è rimasta alta fino al fischio d'inizio della partita. Un folto gruppo di ultrà atalantini ha raggiunto il cordone di poliziotti e carabinieri che presidiava l'accesso allo stadio lungo via del Lazzaretto, criticando l'operato degli agenti e dei dirigenti dell'ordine pubblico: gli ultrà lamentavano una presunta esiguità della scorta con la quale erano stati accompagnati i tifosi del Catania (sembra incredibile, ma nella «logica» dell'onore ultrà, evidentemente trovarsi di fronte a una scorta che ritengono minima vale come un'offesa).

Infine, intorno alle 20, il capoultrà Claudio Galimberti, detto «Bocia», guidando un gruppo da alcune centinaia di ultrà, ha raggiunto piazzale Goisis, dove ha cercato un confronto con i dirigenti delle forze dell'ordine. I tifosi hanno parlamentato per alcuni minuti con i dirigenti delle forze dell'ordine. Nella sostanza, il gruppo ultrà ha nuovamente criticato le scelte delle forze dell'ordine e ha preteso l'immediato rilascio degli atalantini fermati dopo l'assalto al bus «altrimenti c'ho una curva dietro, qui salta tutto», sono state le parole del Bocia. «Ultras liberi! Ultras liberi!», è stato il coro che si è levato subito dopo.

Non ottenendo risposte soddisfacenti, il capo ultrà se n'è andato, seguito dai fedelissimi, avvisando i poliziotti: «Ci vediamo dopo la partita». Quindi, dal gruppo degli ultrà s'è levato il coro: «E violenza sarà!, E violenza sarà!», poi scandito anche dalla Curva Nord all'interno dello stadio. Inoltre al momento di entrare in curva, molti tifosi hanno superato i tornelli sfuggendo ai controlli di rito.

DOPO IL MATCH
Al termine della partita ancora tensione alle stelle. Dalla Nord circa duecento ultrà hanno raggiunto piazzale Goisis e si sono piazzati lungo viale Giulio Cesare, a braccia conserte, a fronteggiare mezzi e uomini delle forze dell'ordine, piazzate all'uscita del settore ospiti, mentre i tifosi catanesi (una sessantina) rimanevano all'interno dello stadio. Poco prima di mezzanotte, gli ultrà hanno lasciato la postazione di piazzale Goisis e si sono diretti verso piazzale Oberdan lungo viale Giulio Cesare, fino a raggiungere, attraverso via Pitentino e via Alberico da Rosciate, la questura in via Noli.

Ma la postazione è stata mantenuta solo per pochi minuti, perché il gruppo di ultrà è tornato sui suoi passi e in pochi minuti si è riportato in zona stadio. Il pullman dei tifosi catanesi è ripartito solo alle 24,40. Fuori rimanevano circa un centinaio di ultrà nel parcheggio adiacente a via Celestini, le forze dell'ordine sono rimaste schierate fino a tarda notte.

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