Bettoni si reinventa «iracheno»:
ambasciatore del made in Bergamo

Quella di non stare mai fermo è stata una prerogativa di Valerio Bettoni. Del resto, il suo «mola mia» più che un motto era una ginnastica di vita e un grido di battaglia.

Tuttavia sorprende che nel frattempo, a 66 anni suonati e in versione slim (ha perso 30 chili), dal cilindro del bergamaschissimo ex presidente della Provincia sia uscito «Bettoni l’iracheno». Senza annullare la sua identità, anzi rinfrescandola e integrandola nel mondo global. Perché, come dice lui, il buon sangue non mente: Bettoni da Piangaiano è, infatti, figlio di un emigrante, di un giramondo afflitto dalla povertà, minatore in India, Africa e Belgio.

Dovete dunque sapere che il nostro, archiviata per il momento la politica (mai dire mai, tuttavia, come spieghiamo più avanti), s’è reinventato una seconda vita e forse un nuovo mestiere. «Per ora semino, poi si vedrà», lasciando questo inciso nel vuoto. Ed è così che in questo scorcio d’autunno 2014 ci imbattiamo nel Bettoni appena rientrato da Bagdad, il secondo viaggio in due mesi, in cui s’è proposto come una sorta di uomo di relazioni e di intermediazione, di «ambasciatore» del Made in Italy e del Made in Bergamo.

La chiave di volta che l’ha fatto entrare nella stanza dei bottoni del potere iracheno ha un nome illustre: Marwan Abushaaban, 66 anni, imprenditore italo-palestinese, sposato e padre di 4 figli, vive a Bergamo da 35 anni, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Gaza ed è una persona che conta nell’establishment iracheno.

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