Conservate un’arma nel cassetto?
Serve in tutti i casi un certificato Asl

Nella Bergamasca sono quasi ventimila le persone che hanno il porto d’armi, per caccia, uso sportivo o difesa personale. Ma si stima che altrettante (almeno) ventimila abbiano nel cassetto di casa una o più armi, non dichiarate perché magari ereditate da un familiare ormai defunto e rimaste «a carico», o perché conseguenza di una licenza di caccia non più rinnovata.

Ebbene anche tutti loro devono per legge chiedere e ottenere il relativo certificato medico all’Asl: in caso contrario, scatterà un controllo della polizia e l’eventuale sequestro dell’arma con relativa denuncia penale per possesso abusivo. La regolarizzazione è imposta dal decreto legislativo numero 121 del 2013. Il decreto dava 18 mesi di tempo a chi possiede armi in casa per regolarizzarsi e la scadenza è arrivata: martedì 5 maggio sarà l’ultimo giorno utile. Tuttavia la questura ha previsto ulteriori trenta giorni per permettere ai bergamaschi di farsi rilasciare dall’Asl, tramite il proprio medico di base, il relativo certificato.

Il giro di vite è stato disposto per evitare potenziali situazioni di rischio e per effettuare un inventario preciso del numero di armi che sono custodite dai cittadini, anche se non utilizzate perché in possesso di persone senza il porto d’armi.

Nel corso del 2014 si è anche registrata l’apertura di quattro aziende che si sono specializzate nella fabbrica di armi: fino all’anno prima non ce n’era nessuna in tutta la Bergamasca. Le quattro attività, che in precedenza si occupavano d’altro, sorgono nella Bassa e in valle Seriana.

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