Dura accusa agli ultrà: «Devastazione»
Martedì si decide se restano in carcere

«Devono restare in cella». In una Bergamo ancora in preda all’indignazione, il pm Giancarlo Mancusi usa il pugno di ferro nei confronti dei sei ultrà della Curva Nord arrestati dopo i disordini di sabato sera.

C’è il pericolo di reiterazione del reato, secondo il magistrato, ed è per questo che dalla Procura è partita una richiesta di convalida (il processo per direttissima previsto per lunedì mattina 24 novembre è saltato, i sei sono stati portati in via Gleno) con annessa istanza di misura cautelare in carcere.

Sul tavolo il pubblico ministero ha calato un carico: il reato di devastazione, che prevede pene dagli 8 ai 15 anni e va ad aggiungersi alla resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamenti aggravati dai futili motivi, dal concorso con più di 10 persone e da quello con minorenni (due quelli denunciati).

Il legale dei sei, l’avvocato Federico Riva, stanotte ha fatto le ore piccole per condurre indagini difensive. Chiederà l’acquisizione delle immagini scattate o girate nella zona del Baretto di via Giulio Cesare, perché gli arrestati affermano di essere sì, stati in zona, ma senza partecipare ai tafferugli. Martedì 25 novembre alle 15 è in programma l’interrogatorio di convalida davanti al gip Ciro Iacomino.

E, a livello politico, mercoledì 26 è in programma un incontro al Viminale. Il sindaco Giorgio Gori e il suo vice, nonché assessore alla Sicurezza, Sergio Gandi, con i parlamentari bergamaschi del Pd Antonio Misiani ed Elena Carnevali, incontreranno il viceministro degli Interni Filippo Bubbico. «Vista la gravità estrema di quanto accaduto, riteniamo sia doveroso confrontarci con le istituzioni - spiega Misiani -. Stavolta la frangia violenta del tifo ha oltrepassato il livello di tolleranza».

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