Case in affitto, la regina è Bergamo
Sul podio Treviglio e Fontanella

La città di Bergamo è il primo comune della provincia per numero di case in affitto (27,1%) seguita da Treviglio (2° posto e 24,5%) e Fontanella (3° e 24,6%). È quanto emerge da un’analisi di Solo Affitti, franchising immobiliare specializzato in Italia nella locazione con 340 agenzie (40 in Spagna), che ha tracciato una mappa dei comuni lombardi dove si vive di più in affitto. In coda alla graduatoria Ornica (ultimo con l’1,2%), Dossena (penultimo con l’1,5%) e Cornalba ( terzultimo con l’1,8%).

In Lombardia le province con più famiglie in affitto sono quelle di Milano (1° posto con il 22,3%), Mantova (2° e 19,8%) e Brescia (3° e 19,7%). Nella media nazionale il Pavese (4° con il 19,2%), il Cremonese (5° e 18,9%) e il Lodigiano (6° e 17,1%). Meno utilizzati i contratti d’affitto in provincia di Varese (7° e 16,9%), Como (8° e 16%), Bergamo e Lecco (9° con 15,1% ciascuno). In coda troviamo le provincia di Monza e Brianza (13,9%) e Sondrio (12,1%).

A Campione d’Italia quasi la metà delle famiglie (45,3%) alloggia in un immobile affittato, una media che supera di circa due volte e mezzo quella nazionale (17,9%) e regionale (18,7%). Fra i primi dieci comuni lombardi con più case in affitto quelli milanesi la fanno da padroni con Rozzano (2° posto con il 37%), Morimondo (4° posto e 33,6%), Cesano Boscone (6° posto e 30,9%) e la stessa Milano (10° posto e 29,1%). Due i comuni pavesi in graduatoria, Rocca de’ Giorgi (3° posto e 34,2%) e il capoluogo Pavia (8° posto e 29,3%) mentre fra i grandi centri ci sono anche Mantova (5° posto e 31,5%), Cremona (7° posto e 29,7%) e Brescia (9° posto e 29,2%).

«In Italia fino ad oggi – commenta Silvia Spronelli, presidente di Solo Affitti – a livello normativo si è pensato soprattutto ai proprietari d’immobili e molto meno a chi va in affitto. Sarebbe necessaria una politica organica sulle locazioni prevedendo un piano di agevolazioni fiscali che coinvolga gli studenti, le giovani coppie, le famiglie in difficoltà ma anche gli stessi locatori come avviene in tanti altri Paesi europei. Del resto, anche da noi sta cambiando la visione culturale dell’affitto: non è più una soluzione transitoria. In Italia abbiamo visto piuttosto ridursi nel tempo quel poco di agevolazioni che esistevano. Con la tassazione fissa al 21% della cedolare secca – prosegue Spronelli – certamente si è avviato un percorso virtuoso. L’ulteriore riduzione dal 21 al 10% della cedolare secca quando si applica il canone concordato ha dato un’accelerazione. Nelle due grandi città italiane dove è più alta la quota di persone in affitto, il canone concordato, però, non può essere applicato perché i prezzi non vengono aggiornati. A Milano sono fermi da 16 anni e Napoli da 12. Basterebbe che le amministrazioni comunali convocassero le parti. Questo significa che il proprietario paga il doppio di tasse e l’inquilino non può beneficiare di un canone calmierato e detrazioni fiscali, nel caso in cui l’immobile diventi la sua residenza principale».

Fra le regioni italiane dove si ricorre molto all’affitto la Lombardia occupa il 7° posto (con il 18,7%) in una graduatoria dominata da Campania (1°posto e 24,4%), Valle d’Aosta (2° e 22,5%), Liguria (3° e 22,2%) e Piemonte (4° e 22,1%). Percentuali molto basse di persone che utilizzano la locazione in Molise (ultimo con il 10,9%), Basilicata (penultima con l’11,9%) e Sardegna (terzultima con il 12,5%).

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