Il 2015 inizia con bus e pedaggi più cari
Ma meno burocrazia e qualche bonus

Scattati gli aumenti dei ticket autostradali, si preannuncia un anno difficile per il trasporto su gomma. Arrivano 960 euro l’anno per 3 anni alle famiglie (con Isee fino a 25 mila euro) per i figli nati o adottati.

Quanto costerà il 2015 alle famiglie tra bollette, tasse e tariffe? Più del 2014, che possiamo archiviare, fiscalmente parlando, come l’anno del «paga e Tasi». La prospettiva non è rosea, ma dando uno sguardo al calendario che ci attende, qualche motivo di prudente ottimismo non è da scartare.

Partiamo dalle note dolenti, via il dente, via il dolore. Gli aumenti delle autostrade e degli autobus.

Il capitolo trasporti

Sono scattati gli aumenti dei pedaggi autostradali approvati dai ministeri dei Trasporti e dell’Economia. Il ministro Maurizio Lupi ha assicurato che si tratta di aumenti non superiori all’1,5 per cento e bisogna verificare l’impatto sui tratti di competenza di Autostrade per l’Italia, ma va detto che il 2 gennaio 2014 scorso L’Eco titolava la prima pagina proprio sulla polemica relativa all’aumento dei pedaggi. Dopo un 2014 a inflazione praticamente zero, ce n’era realmente bisogno? È quanto sottolinea anche Dario Balotta, presidente di Onlit (Osservatorio nazionale liberalizzazioni infrastrutture e trasporti), secondo il quale «con un’inflazione uguale allo zero e con tutti i programmi d’investimento disattesi dalle 23 concessionarie nazionali nessun aumento è giustificato da motivi industriali o dalla crescita dei costi di gestione».

Molto più complessa la questione del trasporto su gomma. In provincia le società che gestiscono i trasporti extraurbani hanno applicato l’aumento medio del 3 per cento ai biglietti, ma potrebbe essere solo il primo di una serie. Le incognite sono molte, ma sono molte anche le proposte per salvaguardare studenti e pendolari. Gennaio sarà un mese decisivo.

Acqua

La bestia nera di tutte le tariffe è senz’altro quella dell’acqua. Per anni siamo stati abituati a ignorarla nelle spese condominiali a causa dei suoi costi limitati. Dal 2014 in molti hanno sentito la batosta dell’aumento. Nel 2015 l’autorità per l’energia ha stabilito un nuovo aumento del 4,8 per cento, superiore a quello del 2014.

La casa

La grande incognita. Per adesso la tanto annunciata local tax non c’è. Se resteranno Imu e Tasi rimarranno con gli stessi tetti (10,6 e 2,5 per mille) e le stesse scadenze (16 giugno e 16 dicembre). La legge 147 del 2013 prescrive tra l’altro l’obbligo per gli enti locali di inviare ai contribuenti i moduli precompilati.

Arriva il bonus

Passiamo alle note positive. Dal 1° gennaio 2015 e per tre anni per ogni figlio nato o adottato alle famiglie spetta un bonus di 960 euro all’anno. L’Isee non deve essere superiore ai 25 mila euro. Diventa invece strutturale il bonus dei famosi 80 euro per redditi fino a 26 mila euro.

Semplificazione

Non quella legislativa, che è ancora un miraggio. Ma quella burocratica. Il 2015 dovrebbe regalare alcuni significativi passi avanti. Il famigerato 730, per esempio, sarà preparato in automatico dall’Agenzia delle Entrate. Secondo le prime stime il modello precompilato potrebbe interessare 20 milioni di italiani. Il governo ha stabilito anche l’obbligo per ospedali, cliniche e farmacie, di inviare al Fisco i dati relativi alle erogazioni sanitarie, in modo che dal 2016 siano inseriti automaticamente nelle dichiarazioni dei redditi. Il presidente della Regione Roberto Maroni a fine anno ha annunciato che la Lombardia è già pronta.

Ristrutturare conviene...

Sono stati confermati fino al 31 dicembre i bonus per chi ristruttura e chi acquista mobili e elettrodomestici. La detrazione per le ristrutturazioni è del 50%, del 65% quelle per risparmio energetico. Per i mobili (che devono però essere destinati all’immobile ristrutturato) e gli elettrodomestici (almeno di classe A+) la detrazione è del 50%.

...e anche assumere

In attesa dei decreti attuativi del Jobs act, la legge di stabilità prevede che chi assume a tempo indeterminato nel corso del 2015 viene esonerato dal versamento dei contributi per tre anni.

Tfr in busta paga?

Da marzo e per un periodo sperimentale di tre anni i lavoratori dipendenti potranno chiedere all’azienda di versare in busta paga la quota di Tfr maturanda, che sarà tassata. Attenzione però all’effettiva convenienza. Più il reddito è alto, meno conviene.

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