La beffa: «Arriviamo trafelati al binario
il treno è lì ma non apre le porte e parte»

«I pendolari che salgono sulla linea Brescia-Bergamo e poi devono cambiare treno per poter raggiungere Milano prendendo il treno delle 7.02 sono ormai abituati al ritardo cronico di almeno 5 minuti del treno proveniente da Brescia e la corsa di massa tra le scale della stazione»

«Si potrebbe aprire un ampio capitolo sulla sicurezza di questi spostamenti ma potrà essere oggetto di un altro articolo. Di tanto in tanto le giornate vanno diversamente, con il treno da Brescia in ritardo clamoroso costringendo i pendolari ad assaltare i bus di Sab e Atb per raggiungere la stazione di Bergamo».

«Ciò che però è accaduto venerdì 18 settembre ha del clamoroso. Il treno da Brescia arriva a Bergamo alle 7.02. I pendolari, indossate le scarpe da ginnastica scendono le scale del binario 7, salgono le scale del binario 5 e si dispongono a salire sul treno per Milano che è lì, fermo, ma con le porte chiuse».

«Le porte rimangono serrate. Ormai i podisti hanno tutti raggiunto il binario 5. Il treno parte, i lavoratori, gli studenti, i viaggiatori rimangono sul binario, attoniti ed incapaci di reagire.Ormai solo uno sparuto gruppo ha ancora forza e volontà di protestare alla gestione movimenti della stazione, trovando il solito rimpallo di responsabilità».

«Nessuno ha mai colpa: il balletto Trenitalia, Trenord, Rfi è un muro di gomma che impedisce di fare chiarezza su chi effettivamente prenda tali scellerate decisioni. È sconfortante la leggerezza e la non curanza con cui tali eventi accadono: l’impatto, economico e sociale, in ore lavorative perse, appuntamenti da rimandare, stanchezza fisica e psicologica che si accumula… è davvero rilevante e facilmente calcolabile, visto il numero di persone coinvolte, in svariate migliaia di euro»

«Tutto questo per mancanza di coordinamento e per non aver tenuto aperte le porte un minuto (uno!) in più. Auspico maggiore vigore nell’azione da parte delle amministrazioni comunali di tutti i paesi in cui i cittadini pendolari vivono presso i vertici di Regione Lombardia e delle società che gestiscono e dunque hanno la responsabilità del trasporto pendolare. Un mancato e marcato cambio di rotta costringerebbe i pendolari a dubitare dell’efficacia della loro attività amministrativa con un pesante impatto al rinnovo delle loro cariche istituzionali».

Lettera firmata

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