La riscoperta di Sant’Agata
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Sembra che il tempo si sia fermato nell’ex carcere di Sant’Agata, abbandonato nel 1977. Forse però è arrivato il momento di tornare a vivere, ma in un’altra veste. Sabato 18 luglio abbiamo visitato la struttura insieme a una trentina di persone.

La visita rientrava nel programma di «Ora d’aria», iniziativa che ha riaperto il carcere con proposte culturali, organizzata dalle associazioni Maite e Zenith, con il patrocinio del Comune di Bergamo e la collaborazione di diverse realtà territoriali.

Seguendo il percorso dei detenuti, proposto dalla guida Perlita Serra, sindaco di Curno. abbiamo scoperto l’architettura del complesso (nato come monastero), abbiamo fatto scale di pietra, camminato tra corridoi segnati dall’abbandono, guardato all’interno di celle, superando sbarre arrugginite e osservando attraverso gli spioncini, che mostravano tracce di chi c’era stato e la polvere dei giorni passati, uno dopo l’altro, per oltre 30 anni.

Abbiamo fatto anche noi l’ora d’aria in cortile, come i detenuti. Ogni angolo del carcere sembrava rievocare voci e vite di chi era passato di lì. Come Aldo, che con gli occhi lucidi, ci ha detto poche parole: «Ero entrato a 12 anni. Volevo vederlo». E Aldo, non è stato il solo che è passato a Sant’Agata e ha partecipato alle visite. Il luogo, poi, parlava anche della storia del nostro Paese e l’abbiamo ricordata anche attraverso le parole di Graziella, 75 anni: «Durante la guerra, qui hanno ucciso tanti ragazzi. Nel ’44 ho consegnato a Stezzano e a Colognola due bigliettini di due ragazzi che il giorno dopo sarebbero stati uccisi. Lanciarono le lettere dalle finestre verso la via e io le portai ai familiari».

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