Mentasti: lo studio di Azzano?
«Non ha valenza scientifica»

«Questa cosa non sta né in cielo né in terra». Andrea Mentasti esce allo scoperto: per la prima volta. «Il Comune di Azzano ci ha consegnato una relazione tecnica che verrà discussa lunedì, non supportata minimamente da approfondimenti scientifici» spiega.

Continua il botta e risposta sullo sviluppo dell'aeroporto di Orio al Serio e l'impatto ambientale «Questa cosa non sta né in cielo né in terra». E detto da chi di mestiere fa il direttore generale dell'aeroporto... Andrea Mentasti esce allo scoperto: per la prima volta e dopo quasi 18 mesi low profile, come da carattere.

«Il Comune di Azzano San Paolo ci ha consegnato una relazione tecnica che verrà discussa lunedì, non supportata minimamente da approfondimenti scientifici» spiega.

È la relazione della Costech International che ha rilevato il superamento da aprile a giugno dei valori di benzene e Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) nel paese. «Nelle conclusioni si sostiene che, siccome il monitoraggio è stato fatto in mesi nei quali il riscaldamento non è acceso, le concentrazioni sono frutto dell'aeroporto. Ma che ragionamento è?».

È un'ipotesi.
«Sono affermazioni prive di valenza scientifica. Allora potrei replicare che in quei mesi i voli sono inferiori a quelli estivi, e quindi le fonti d'inquinamento sono altre. Senza contare che sono caratterizzate da una forte stagionalità, e sempre nelle conclusioni si rileva come ci sia coerenza nella comparazione con i dati Arpa del periodo invernale. Ma perché non si citano le rilevazioni estive, che fanno registrare concentrazioni inferiori di ben due ordini di grandezza?».

Diciamola tutta, tra i comitati e i cittadini molti cominciano a dubitare della veridicità dei dati Arpa.
«Ma così non ne usciamo più... È diabolico sostenere che l'Arpa vada a nascondere o alterare i dati, con tutta la responsabilità che ne consegue. In un Paese civile ci deve essere fiducia nei confronti di un ente terzo».

A proposito di terzietà: gestite voi le centraline di rilevazione antirumore. Controllato e controllore: non lo trova anomalo?
«Non siamo il controllore, bensì i gestori della rete. Siamo titolati, abilitati e certificati ad analizzare i dati acustici, ma soprattutto siamo sottoposti ai controlli dell'Arpa, sia quelli di norma che a sorpresa».

Del tipo?
«Escono e mettono un microfono vicino a quello delle nostre centraline per rilevare la correttezza dei dati. Ma sia ben chiaro, noi siamo il gestore che paga il sistema: il controllore è Arpa».

Chiarezza per chiarezza: tra ricorsi al Tar, esposti in Procura e superamento del tetto dei movimenti, spesso l'aggettivo «illegale» viene affiancato ad Orio.
«Sul limite dei 68.570 movimenti si è espressa anche la Regione».

Che in realtà rimanda al ministero.
«Cerchiamo di essere seri. Un'attività come quella aeroportuale è controllata e monitorata da un sacco di enti: vi pare possibile che in presenza di un'infrazione non ci sia nemmeno una lettera di richiamo? Noi abbiamo la ragionevole certezza che il limite non è vincolante, che la nostra interpretazione è corretta e che siamo nella piena legalità».

La normativa è contorta e controversa, però...
«Ma Sacbo è una società seria: vi pare che soci come la Provincia, il Comune e altri stiano qui a sentirsi dare dell'illegale o peggio? Ora basta con queste affermazioni prive di fondamento e offensive! Noi crediamo al dialogo, ma quando si sentono accuse infamanti, a caldo viene voglia di passare alle carte bollate».

E il dialogo su quali basi si svilupperebbe?
«Il nuovo Cda ha preso subito di petto il problema per cercare le migliori soluzioni possibili, e mi riferisco all'insonorizzazione e alla climatizzazione».

Soluzione che non soddisfa i residenti, però...
«Quando andiamo a verificare casa per casa, finora nessuno ci ha detto di non volere questi interventi. Ma anche sul dialogo dobbiamo intenderci: bisogna anche saper leggere i dati e soprattutto accettarli. Perché se quando sostengo – numeri alla mano – che il rumore è diminuito e la controparte mi replica che non è vero o che al cittadino non gliene frega nulla dei dati scientifici perché va a percezione, è chiaro che capirsi è difficile».

I sindaci chiedono semplicemente che venga applicato quanto previsto dalla Via (Valutazione d'impatto ambientale) del 2003.
«Nel decreto Via il famoso numero tetto di 68.570 movimenti non esiste: è in un documento a corollario dello studio d'impatto ambientale. Comunque, tra le varie tabelle, ce n'è una che prevede 32 movimenti notturni a fronte degli attuali 17-18: che facciamo, applichiamo pure questa di previsione? No, perché se la Via è come le tavole di Mosè...».

Ma chi decide quanto e se può ancora crescere Orio?
«L'Enac. E quei movimenti non sono un vincolo, ma quello che allora Sacbo riteneva il massimo del possibile sviluppo. Ne avremmo potuto chiedere di più e ce li avrebbero autorizzati, con qualche prescrizione maggiore».

Allora, in assenza di un limite, Orio può continuare a crescere?
«Il nostro piano di sviluppo scade nel 2015: ne sottoporremo uno nuovo dal quale non discendono limiti, ma ulteriori indicazioni di contenimento del rumore in un percorso condiviso».

Condiviso con chi? Il territorio quando lo si sente?
«Nella Conferenza dei servizi».

Quindi fino al 2015 liberi tutti?
«No, non credo che l'anno prossimo cresceremo ancora, stante la crisi. E nel 2014 chiuderemo la pista 20 giorni per rifarla: sarà molto interessante...».

Per cosa?
«Per valutare scientificamente qualche variazione anomala dell'inquinamento. Diversamente si potrebbe sostenere che l'apporto dell'attività aerea non sia così forte».

Vabbè, adesso arriviamo a dire che non inquinate, che siete un aeroporto a impatto zero...
«No, per carità: è la reale incidenza che discutiamo. E riteniamo che non sia tutta quella che ci attribuiscono studi come quelli di Azzano San Paolo, per intenderci. Per esempio, lo stop del 2010 causato dal vulcano islandese ha dimostrato come l'inquinamento restasse comunque rilevante e superiore a quello rilevato in normali densità urbane. Qui non è il paradiso, insomma, ma a prescindere dall'aeroporto. No, perché allora chiediamo di chiudere anche l'autostrada».

Insomma, non c'entrate niente?
«Non scherziamo. Dico solo che siamo in un'area già critica di suo, e riconosciuta tale dalla stessa Regione. Qui mica siamo a 2.000 metri. Ecco, la chiusura della pista ci permetterà di capire quanto incida davvero lo scalo».

Sinceramente, non vi sentite un corpo estraneo al territorio?
Quando c'è stato il rischio reale di perdere un cliente importante come Dhl, ho sentito solo voci favorevoli all'aeroporto: e i Comitati sono stati zitti. Lì si è visto dove stava davvero la gente».

Dino Nikpalj

© RIPRODUZIONE RISERVATA