Due arrestati per terrorismo a Brescia
Volevano colpire la base militare di Ghedi

La polizia di Stato di Milano ha eseguito stamattina, mercoledì 22 luglio, a Brescia un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due persone accusate di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico.

Le indagini, condotte dagli uomini della Digos e del servizio polizia postale, hanno permesso di accertare che gli indagati, sostenitori dell’organizzazione terroristica Isis, svolgevano continuativa attività di istigazione pubblica in rete.

I due arrestati, un pakistano e un tunisino, da quanto si è saputo, lavoravano da anni in Italia, uno come operaio e manovale e l’altro nel settore delle pulizie. L’indagine è stata rapida, è scattata circa tre mesi fa dopo le prime segnalazioni della Polizia postale su quei messaggi minatori online e ha portato agli arresti.

Il 26 aprile scorso, infatti, avevano iniziato a circolare sul web foto con testi minatori e di propaganda jihadista il cui messaggio, in sostanza, era «siamo nelle vostre strade», ossia si sosteneva che l’Isis era arrivato anche a Roma e Milano. «Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell’ora X»: questi i messaggi, scritti a penna su dei foglietti in italiano, arabo e francese e tenuti in mano probabilmente dalla stessa persona che scattava la foto. Sullo sfondo diversi scorci, dal Colosseo, al Duomo fino alla stazione di Milano e all’autostrada A4 nei pressi di Bergamo.

In un caso, sotto la scritta «Islamic State in Rome» appare anche il nome di Omar Moktar. Si tratta di un leader di Al Qaeda, ma anche del cosiddetto «Leone del Deserto», il famoso eroe nazionale libico che condusse negli anni ’20 la guerriglia anticoloniale contro gli italiani.

Stando a quanto spiegato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, l’attività dei due presunti terroristi si è mossa sotto «due profili diversi»: il primo è quello delle foto con le minacce davanti ai luoghi simbolo a Roma e Milano, il secondo, «di cui parlavano continuamente nell’ultimo periodo», è quello dei progetti di attentati alla base militare di Ghedi (Brescia), a una ditta di ortofrutta per la quale lavorava come addetto alle pulizie il tunisino Briki, e a «generiche forze dell’ordine».

Come chiarito dal capo della Digos milanese Claudio Ciccimarra, il tunisino e il pakistano «erano in una fase crescente di azione, parlavano di come raggiungere lo Stato islamico e di come colpire gli obiettivi in Italia, di come procurarsi le armi, anche se non avevano al momento trovato il canale per averle». Il pakistano Waqas lavorava in una ditta che distribuisce alimenti, mentre il tunisino era in contatto con un soggetto che sta combattendo per l’Isis in Siria e aveva «una rete di relazioni significative».

Gli arresti dei due sostenitori dell'Isis a Brescia «sono molto preoccupanti perchè mi sembra di capire che siano terroristi che volevano fare degli attentati dalle nostre parti, a Ghedi o qui in stazione a Milano, il che dimostra che il rischio c'è ed è alto». Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, aggiungendo che «è un rischio che viene continuamente alimentato dall'arrivo di clandestini». A chi ha evidenziato che i due arrestati sono immigrati regolari, il governatore lombardo ha risposto che «uno dei modi per combattere il terrorismo è anche fermare le partenze dalla Libia, questa è una delle cose che il Governo non sta facendo».

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