Pronti per combattere in Siria: arrestati
La polizia in azione anche a Bergamo

Una vasta operazione antiterrorismo della polizia di Stato è scattata nelle prime ore di mercoledì 1° luglio nei confronti di 10 persone appartenenti a due gruppi familiari e ritenute pronte a partire per combattere in Siria.

La Digos di Milano ha eseguito 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere e perquisizioni nelle province di Milano, Bergamo, Grosseto e in una cittadina dell'Albania. L’operazione antiterrorismo «Martese» condotta dalla polizia ha riguardato due nuclei familiari, uno formato da cittadini italiani convertiti da qualche anno all’ Islam e determinati secondo le indagini a partire per la Siria, l’altro composto da cittadini di nazionalità albanese residenti nella provincia grossetana.

Il legame tra le due famiglie è rappresentato dal matrimonio tra una ragazza italiana e un albanese, che dopo le nozze del settembre scorso hanno deciso di partire assieme per combattere in Siria. Gli arrestati sono 4 italiani, un canadese e 5 albanesi, accusati a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo (art. 270 bis 2° comma del c.p.: associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ ordine democratico - partecipazione) e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo (art. 270 quater 1 del c.p.: organizzazione di trasferimenti per finalità di terrorismo).

Nel blitz antiterrorismo di stamattina, condotto dalla Digos e coordinato dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, e dal pm Paola Pirotta, sono stati arrestati il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia Sergio, la giovane italiana partita tempo fa per andare a combattere in Siria e di cui si era già parlato nei mesi scorsi. La famiglia della ragazza vive ad Inzago, nel Milanese. Tra gli arrestati c’è anche lo zio e il marito albanese della giovane. Sergio, il marito e la madre di quest’ultimo sono tutti e tre in Siria a combattere per la Jihad.

Ordini di arresto anche per albanesi residenti in provincia di Grosseto, in particolare parenti di Maria Giulia Sergio: Arta Kacabuni, 41 anni, zia del marito della convertita all’Islam, la suocera dell’italiana e lo zio dell’uomo, Baki Coku, 37, in questi giorni in Albania ma abitante ad Arcille di Campagnatico (Grosseto). Arta Kacabuni è stata arrestata a Scansano, la suocera di Sergio si troverebbe invece in Siria

Le attività tecniche degli investigatori, spiega una nota della Polizia, hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l’intercettazione dell’utenza, in uso a un coordinatore dell’organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l’attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.

Maria Giulia Sergio, la giovane di 27 anni convertita all’Islam con il nome di «Fatima Az Zahra», su Facebook, qualche anno fa, si augurava in nome di «Allah» la «vittoria sui miscredenti». Sul suo profilo personale del social network, infatti, la giovane, originaria di Torre del Greco (Napoli) e che ha vissuto nell’hinterland milanese e poi in Toscana prima di partire per la Siria per combattere a fianco dell’Isis, aveva inserito tutta una serie di fotografie ritraenti donne che indossano il niqab, il velo integrale.

Uno degli ultimi post della 27enne, che si è convertita all’Islam assieme a tutta la sua famiglia (padre, madre e sorella vivevano ancora ad Inzago), risale al novembre 2013. Nel dicembre del 2010, invece, scriveva: «Allahumma rinsalda le nostre gambe e dacci la vittoria sui miscredenti». Fatima, dopo aver sposato prima un marocchino e poi un albanese (alcuni familiari di quest’ultimo sono stati arrestati) e dopo aver frequentato anche la moschea di Treviglio, sarebbe partita da Roma con un aereo diretto ad Istanbul. Dalla capitale turca, poi, dopo aver attraversato il confine, avrebbe raggiunto la Siria per unirsi ai fondamentalisti del sedicente «Stato Islamico».

In un altro post la giovane aveva scritto: «In verità Allah ha detto “Vincerò Io e i miei servi credenti”». Fatima sul suo profilo, inoltre, aveva messo anche una foto che ritrae una donna interamente coperta dal velo con la scritta «l’obbligo di coprirsi la faccia e le mani». Aveva postato anche alcune osservazioni sui testi sacri sotto il titolo «Capitolo su quando l’Islam di un uomo diviene eccellente». E, infine, il 5 agosto del 2011, in vista del matrimonio, scriveva: «Care sorelle c’è qualcuna di voi che ha delle foto di spose con niqab? Devo prendere spunto su come fare il mio niqab da sposa».

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