Stranieri in montagna, possibile risorsa
contro l’abbandono del territorio

Quasi un quinto degli stranieri in Italia - 889.602 persone su un totale di 5.014.437 - vive e lavora nelle aree montane. Ma se si incentivasse l’integrazione con «azioni concrete», gli immigrati potrebbero aumentare e rivelarsi una «straordinaria risorsa» per questi territori che negli ultimi anni sono stati abbandonati dagli autoctoni.

Ad avanzare la proposta è l’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna, che attraverso il presidente Enrico Borghi, chiede la «stesura di una risoluzione per individuare politiche specifiche, accompagnate da un corretto sistema di incentivi», per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti nei territori montani. Un’istanza che sarà fatta presente «anche al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, con una lettera».

Secondo uno studio della Fondazione Montagne Italia, tra i 1951 e il 2001, 2.283 comuni italiani hanno subito una perdita di potenziale insediativo. Di questi, 1.678 sono in montagna. Al 31 dicembre 2014 gli stranieri nelle aree montane rappresentano il 6,23% della popolazione, con punte del 9,94% in Emilia Romagna e percentuali più basse in Campania (3,32%).

Si tratta di una quota ridotta rispetto alla media nazionale, pari all’8,25%. Se la percentuale di stranieri in montagna crescesse in linea con la media nazionale, ci sarebbero circa 280 mila persone in più da poter impiegare nella cura dei luoghi, nell’ospitalità e nei lavori agricoli.

«Oggi è importante definire una strategia che coinvolga Regioni, Prefetture e Comuni e che definisca criticità e potenzialità dell’accoglienza nelle aree montane - hanno spiegato i rappresentanti dell’Intergruppo durante un incontro alla Camera - serve inoltre formare i sindaci sulle possibilità legate all’accoglienza e sulle pratiche necessarie per l’avviamento al lavoro degli stranieri».

E per mettere in atto «azioni concrete», ha sottolineato il vicepresidente dell’Intergruppo, Roger De Menech, «bisogna fare rete» tra enti. «La sfida dell’integrazione - ha concluso Borghi - la vinciamo se i migranti possono contribuire allo sviluppo del Paese. Se tutti gli stranieri rimanessero in città si verrebbero a creare delle banlieue mentre i territori rimasti abbandonati rischierebbero, tra le altre cose, anche conseguenze idrogeologiche».

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